Mariolino ha dodici anni, fa la seconda media ed è tra i più bravi di una classe sostanzialmente modello. E’ timido Mariolino, e l’insegnante ha l’abitudine di premiarlo assegnandogli qualche commissione.
Quel giorno il ragazzino si è sentito particolarmente gratificato perché è stato scelto, insieme ad altri tre compagnetti, per aiutare il bidello a rimettere in ordine i banchi dopo una lezione alla quale hanno partecipato altre due seconde. Sono rientrati in aula soddisfatti, fieri. Sta per terminare la quarta ora quando la preside arriva in classe accompagnata da signor Giovanni, il più anziano dei bidelli, quello al quale i ragazzi danno più ascolto, quello che è quasi un nonno per quei piccoli, che non hanno paura, ma per lui hanno un gran rispetto ed anche un po’ di complice confidenza.
– Buon giorno- saluta sorridendo la preside, rivolgendosi all’insegnante e ai ragazzi scattati quasi sull’attenti – mi occorrono due volontari. L’insegnante non può non indicare Mariolino e Jessica, i più bravi della classe. – No, due maschi – chiarisce sempre sorridente la capo d’istituto, e insieme a Mariolino viene scelto Federico, più alto e più robusto perché, pensa la prof, sicuramente si tratta di spostare qualche cattedra.
La squadra s’incammina per il corridoio e si ingrossa di altri quattro elementi scelti da altre classi. Si dirigono tutti con passo marziale verso i bagni, tra la meraviglia di quei ragazzini sorridenti e ignari di ciò che li aspetta.
Nel frattempo l’espressione della preside si è fatta severa, quasi malvagia. Il sorriso ha lasciato il posto ad uno sguardo torvo, cupo, il sopracciglio sinistro s’impenna, l’occhio destro è socchiuso. Varcata la soglia dell’ampio locale su cui si apre la batteria dei gabinetti la donna afferra due bidoncini di varecchina e ne consegna uno a Mariolino e uno Francesco, quindi afferra stizzita quattro strofinacci e li mette in mano agli altri ragazzini ormai paralizzati.
– E ora raccogliete il piscio! – urla come un’arpia, – così imparate a farla nel water.
In effetti, per terra, una pozzanghera giallognola circonda la base dei gabinetti.
Qualcuno scoppia a piangere, qualche altro si china ad obbedire. Mariolino è immobile, pallido, gli occhi sbarrati, col bidone in mano. Non si muove, non piange, accenna solo un “no, no, io no, io non ne faccio”, a mezza voce, tremante, lo sguardo fisso nel vuoto.
La donna lo afferra per un braccio, lo strattona, cerca di farlo inchinare. Mariolino si irrigidisce, sta per esplodere.
Solo a quel punto il bidello si intromette: – Lasci signora, faccio io, – e prende il bidoncino che Mariolino tiene in mano. – No, – urla la preside furibonda, – devono imparare! E soprattutto lo devono riferire ai loro compagni che a scuola ci si comporta come a casa!
– Si, ma non sono loro i responsabili. I responsabili sono in classe e neppure sanno quello che sta succedendo qui – insiste signor Giovanni.
È allora che la preside desiste, resta un attimo pensierosa e riaccompagna in classe i ragazzini sconvolti, senza peraltro dire niente all’insegnante.
Non so cosa sia successo in quelle classi subito dopo, so che Mariolino torna a casa come un automa, suona al citofono e appena entra nell’androne scoppia in un pianto a dirotto in preda ad una crisi avvertita da tutti i condomini, che si riversano nei pianerottoli. I singhiozzi convulsi non permettono al ragazzino di parlare per oltre mezzora.
E’ sotto shock, e ci rimane per diversi giorni tanto che non vorrebbe tornare a scuola, e per il resto dell’anno avrà terrore di andare in bagno.
E se le scuse della preside placano l’ira dei genitori indignati, non bastano certo a far superare il trauma subito dal ragazzino che per mesi soffrirà di incubi notturni.
Nei giorni scorsi, in un paio di occasioni, si è discusso di metodi educativi che tendono a responsabilizzare i ragazzi, ad educarli al rispetto per il lavoro degli altri. Bene, d’accordo, ma i casi vanno valutati di volta in volta e a seconda delle circostanze. Questo per dire che non bisogna fare di ogni erba un..piscio!
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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