Vi ricordate Peter? E’ quel giovane rifugiato di cui ho scritto qualche mese fa, quando ha conseguito la patente per condurre mezzi meccanici che si usano nell’edilizia. Un ragazzo sensibile, impegnato nel dare una mano agli altri ospiti del centro di accoglienza di Li Lioni dove anche lui vive.
Lunedì ha scritto un post su fb: –Sono felice vi faccio sapere che mia bella Esther è ora una madre di una bellissima bambina. Esther è per Peter come una sorella e Peter ha voluto condividere con tutti i suoi amici la gioia per la nuova vita che sta iniziando lontano dai luoghi dai quali sono scappati sia lui che Esther: quella Nigeria devastata da disordini, persecuzioni, fame e carestia. Ma anche qui la vita per questi ragazzi non è certo facile: è difficile per un giovane, si complica per una ragazza e diventa quasi un dramma per una donna che ha appena partorito.
Ester è stata dimessa dalla clinica di San Pietro avantieri con la sua piccola di appena due chili e duecento grammi. La struttura nella quale era ospitata fino al momento del parto, il centro di Li Lioni, non è idonea ad accogliere la piccola famigliola, e su disposizione della Prefettura, alla quale si erano rivolte le volontarie che seguono Esther, madre e figlia vengono dirottate al centro di Campanedda, attrezzato per ospitare donne con figli. Si tratta in realtà di uno stabile in aperta campagna che era stato anni addietro un grazioso agriturismo con un giardino curato e che, chiuso per tanto tempo, è stato riconvertito a centro di accoglienza per immigrate.
Ad Esther è stato destinato uno stanzone con un letto a castello, che sembra minuscolo in quel locale enorme, mentre, addossato alla parete di fronte, un mobiletto appare ancora più piccolo della sua già piccola dimensione. Non un fasciatoio, non una bacinella dove lavare la neonata, non una culla, niente pannolini, niente assorbenti, neanche il minimo indispensabile per cambiare la piccola e per l’igiene personale delle due donne.
Ci ha pensato Alessandra, una ragazza minuta, apparentemente fragile, ma determinata e coraggiosa, ad acquistare ciò che necessita in queste circostanze. E con Alessandra, Marcella, Chiara, lo stesso Peter con altri volontari dell’associazione Refugees Welcome che si stanno facendo in quattro, contattando istituzioni, autorità, servizi sociali e persino carabinieri, quando i gestori dei centri mostrano poca sensibilità verso i diritti più elementari di questi poveracci.
Com’è naturale in casi come questo, immediatamente si è messa in moto la macchina della solidarietà, che nonostante la sacca di intolleranza e di razzismo che ci circonda, ha dato risultati notevoli. Il corredino è stato rimediato in brevissimo tempo, tra body, vestitini, lenzuolini, lettini da campo, passeggini, trio, vaschetta per bagnetto, pannolini, insomma, forse per diversi mesi c’è da star tranquilli!
Tuttavia lo scoglio maggiore è rappresentato dalla inidoneità della struttura dove la giovane mamma e la piccola Favour sono sistemate: una struttura isolata distante chilometri dal centro abitato, un pericolo nel momento in cui Esther dovesse andare alla fermata dell’autobus più vicina che dista qualche chilometro dall’ex agriturismo, ridotto a uno stabile degradato, circondato da erbacce, da cumuli di spazzatura, da rottami di auto abbandonate, infestato di insetti e di zanzare.
No, non è un luogo dove può restare Esther e la piccola Favour!
Le soluzioni sono state anche individuate: ci sarebbe una casa famiglia disposta ad ospitarle se solo le istituzioni dessero l’ok.
Ne ha diritto Esther, ma ne ha diritto soprattutto Favour. Ne ha diritto in quanto essere umano. Ne ha diritto in nome della solidarietà. Ne ha diritto come ne hanno diritto i nostri figli e i nostri nipoti. Ne ha diritto perché Favour è nata in questa terra che ha accolto i suoi genitori e che domani la vedrà tra i suoi cittadini. Ne ha diritto in virtù di quel principio, già riconosciuto nella stragrande maggioranza dei Paesi civili, secondo cui un individuo acquista la cittadinanza del Paese in cui nasce, quello ius soli che tra non molto entrerà finalmente nel nostro ordinamento.
Nata quasi a metà del secolo scorso, ha dato un notevole impulso, giovanissima, all'incremento demografico, sfornando tre figli in due anni e mezzo. La maturità la raggiunge a trentasei anni (maturità scientifica, col massimo dei voti) e la laurea...dopo i sessanta e pure con la lode. Nonna duepuntozero di quattro nipotini che adora, ricambiata, coi quali non disdegna di giocare a...pallone, la sua grande passione, insieme al mare.
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