Ho fatto la coda a Dover dove le bianche scogliere diventano un muro, ho guardato negli occhi doganieri alteri vestiti con un bianco Kandoura, respirato odori di tacos e hamburger aspettando paziente il ritmo lento di dogane sudamericane, fatto inchini cordiali davanti a occhi a mandorla indagatori, ho attraversato i corridoi di tante Ellis Island in attesa del rumore di un timbro, passato l’iride e le impronte su uno scanner elettronico, ho tolto orologio, giacca, monete, chiavi e scarpe sotto un metal detector in aeroporto, ho mostrato il mio biglietto in coda paziente per entrare in stazione, ho passato tornelli e dogane, mi hanno frugato le tasche e il bagaglio, ho inanellato visti e timbri sul passaporto, tra la mia foto e i ricordi, ho risposto a domande e compilato croci sulle caselle, ho dichiarato di non aver mai ucciso, mai avuto pistole ne bombe, mai rapito bambini, di aver preso le medicine e essermi curato per bene, di lavarmi regolarmente i denti al mattino, di pregare il mio Dio ma non troppo, o abbastanza quanto serve, di voler andare quando, dove e perché e di garantire di tornare, di stare senza dare troppo fastidio e tornare senza fare tardi e senza fare storie. Ma non mi hanno chiesto niente di me e di quello che portavo dentro. Sanno dove sono nato ma non sanno che colore aveva il cielo quando ho aperto gli occhi su questo mondo. Sanno il mio indirizzo ma non conoscono gli odori di casa mia, i profumi rimasti sul cuore. Sanno se e quanto ho studiato ma non sanno delle notti in bianco su libri e pensieri, per passare esami o attraversare cuori. Sanno da dove e quando son partito e quando e dove tornerò, ma non sanno se c’era vento a scompigliarmi l’anima o pioggia a lavarmi i pensieri o sole ad asciugarmi i ricordi o qualcuno sul balcone a salutarmi o se ci sarà qualcuno alla stazione ad aspettarmi quando avrò rispettato il patto e sarò tornato indietro. Si, ho viaggiato da prigioniero numerato e schedato, ma i miei pensieri e i miei sogni non hanno passato dogane ne controlli, non hanno avuto ne’ visti ne’ permessi. Loro non hanno passaporto ne scarpe, possono andare in mezzo mondo in una notte sola. Viaggiano toccando sabbie e cuori, sfiorando mani e ricordi, guardando occhi e tramonti e non ci sono controlli a fermarli. Solo porti ad accoglierli o onde a sollevarli in alto nelle tempeste dell’anima. Niente e nessuno fermerà il viaggio. Nemmeno la coda di metallo sulle bianche scogliere di Dover. #thehearthasnocustoms #journeyhasnoborders #travelersarenotafraid
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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