Per decenni della nostra vita, noi che abbiamo qualche anno alle spalle, abbiamo visto avvolto in una leggera fuliggine il mondo trasmessoci dallo schermo televisivo. Era un mondo dai contorni indefiniti, dalle sagome incerte, erano luoghi e persone confuse in una vaga nebbiolina.Poi sono arrivate le alte definizioni, poi i 4K e gli 8K e di immaginario non è rimasto più nulla, se non l’inevitabile nostalgia – noi che abbiamo qualche anno alle spalle – e il desiderio di cercare quei reperti audiovisivi in vecchi filmati repertati su RaiStoria o Youtube.
Il Re delle Api, ultimo e bellissimo romanzo di Ruggero Roggio, uscito a luglio per Arkadia, è un racconto scolpito sulla pagina ad altissima definizione: ogni dettaglio è nitido, nel materiale degli oggetti che lo compongono e nel metafisico di pensieri, intenzioni, auspici.Perché in altissima definizione è la scrittura colta, alta di poesia, di Gero, che nei movimenti armonici delle donne in sovrappeso vede l’eleganza delle mante oceaniche: l’autore è uomo di libri e conseguentemente di estesi interessi, capace di svariare su ampi fronti di linguaggio, dal lessico marinaro all’apicoltura ai neologismi della telematica.
Eppure, pur con queste screziature e nella soppesata ricerca delle parole, Il Re delle Api detiene anche il fascino delle vecchie immagini archiviate prima dell’avvento dell’alta definizione.Sospeso tra vecchio e nuovo: come il ministro, riuscitissimo personaggio dal cui passato emerge l’utopia indipendentista, l’assalto in gommone a Malu Entu, la figura debordante di Doddore Meloni che scolorisce nel presente di una vita ai domiciliari, nelle comunicazioni via mail e social.
Il paese della Sardegna rappresentato nel clamore della festa patronale, l’isolotto che nel sogno del ministro fugge alla deriva, l’interminabile partita a scacchi con la mossa settimanale alle tredici del sabato, il rumeno o forse macedone o forse kosovaro Aurelian mungitore di capre e la sorella Costela api cultrice, staccato e senza trattino, rappresentano l’onirica di un villaggio fellininano, anche se Roggio cita Bertolucci, tra i suoi ispiratori.Zenia, bellissima e misteriosa, l’ho immaginata ancheggiare sul lastricato di Piazza Risorgimento, accolta dal silenzio ammirato dei vecchi accrocchiati attorno all’olivastro, avvicinata in sfacciati tentativi di abbordaggio da uno dei vitelloni trentenni dotati di auto sportiva da genitori munifici.E l’ho immaginata anche respingere le avances per tornare ad abbracciare Boreal e Marisol e a confezionare conserve nel suo B&B. Tutto questo mondo ruota attorno al Re delle Api. Dicono che le api indichino il resistere della Vita.Appunto.(Ho scritto questa recensione alla vigilia di Natale perché, se aveste dubbi sugli ultimi regali, Il Re delle Api di Ruggero Roggio è un bellissimo pensiero adatto a destinatari di tutte le età).
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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