Al netto delle sfuriate del solito Salvini che conclude i suoi odiosi e inutili monologhi con invettive contro tutto e contro tutti, senza mai comprendere appieno come si sono svolti realmente i fatti, l’episodio del mancato concerto di natale nella scuola elementare di Rozzano (episodio che, chiaramente non è come lo racconta Salvini) mi porta indietro di qualche anno, quando con una delegazione del Ministero della Giustizia italiana mi recai in Francia. Sono incontri utili per comprendere come sono organizzati i penitenziari all’interno degli Stati membri e servono, soprattutto, per migliorare il proprio regime penitenziario attraverso le “best pratics”. Ci recammo, accompagnati dal vice capo del Dipartimento, presso un penitenziario nei sobborghi di Parigi, vicino alla Défense e per arrivarci utilizzammo la metropolitana. Nessun alto funzionario, (solo i Ministri e i vice ministri) in Francia, ha a disposizione le famosissime auto blu italiane, ma un semplice abbonamento annuale valido per utilizzare, gratuitamente e senza scorta tutti i trasporti parigini. “Est la France” puntualizzava l’alto Dirigente spiegandoci, con molta tranquillità, queste disposizioni che lei, dall’alto del suo incarico, considerava assolutamente normali. All’interno del penitenziario notammo una stanza molto grande, praticamente disadorna. Chiedemmo a cosa servisse. La Dirigente rispose: “E’ la stanza delle religioni. Ogni giorno si celebra un culto e i detenuti scelgono liberamente e secondo il proprio credo: buddisti, avventisti, ortodossi, musulmani, cristiani.” Ebbi come un fremito ma non riuscii a non chiedere, quasi istintivamente: “Noi, in Italia abbiamo una cappella all’interno di ogni penitenziario e un cappellano ufficiale, anche perché da noi la religione cattolica è religione ufficiale, come da voi in Francia, mi sembra”. Mi osservò e rispose molto velocemente senza neppure pensarci: “Vede: questo penitenziario è dello Stato Francese e lo Stato è, per antonomasia laico. Non sarebbe pensabile che un cattolico entrasse all’interno del suolo statale e imponesse la sua religione. Ognuno può professare il proprio credo e manifestare come crede. Noi siamo un paese profondamente laico. Cette est la France”. Fu una lezione altissima, di stile. Provai a riportarla in Italia e, seppure siamo riusciti a riservare spazi per gli altri culti, nelle carceri italiane, per legge, c’è la cappella e il cappellano. Per le scuole elementari, in occasione di questo Natale si potrebbe, per esempio, provare a cantare, tutti insieme, le canzoni delle varie festività: quelle cattoliche, ebree, musulmane, copte, ortodosse. Ai bambini piacerebbe tanto: si sentirebbero dentro un grande e immenso paese laico. Ce la possiamo fare?
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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