Vicino al mio ombrellone c’era una ragazzina che non distoglieva lo sguardo dal suo cellulare. Insieme a lei la sua amica. Entrambe commentavano a voce alta. Ho capito che whatsappavano con qualcuno che però non rispondeva. La ragazzina diceva alla sua amica “Mih, a lo vedi, i due baffi ci sono, quindi ha letto. Solo che non risponde. Lo stronzo”. L’amica, più saggia chiosava: “Eh, magari l’ha letto e sta facendo cosa”. “Mica può fare il furbo. Magari sta whatsappando con un’amica”. “E tu, guardato lo hai il profilo facebook?” “Certo, non ha postato nulla, solo una cosa della Juve e c’era il like di quell’amico sciroppato”. “E a che ora?” “tre ore fa, quindi adesso o è scollegato o mi sta fregando”. C’è stato poi un attimo di silenzio. Il rumore del fringuello che avvisa il messaggio in arrivo non c’è stato. La ragazza ha detto un laconico “si fotta” e sono andate, entrambe, a farsi un bagno. Ho sorriso davanti a queste adolescenti inquiete e ho pensato alla mia, di adolescenza. Molto più libera e, paradossalmente molto più ansiosa. Per incontrarci l’impresa era piuttosto ardua. Dovevi telefonare. E dovevi passare nel filtro terribile di un fratello, una zia o, peggio, un padre o una madre. Un mio amico doveva lottare anche con la vicina di casa della ragazzina perché a quei tempi avevano il “duplex” con i condomini del pianerottolo per risparmiare. Poi, se riuscivi a parlare era un gioco di monosillabi e di codici cifrati: “I compiti? Quelli di matematica? Si, li vedo stasera, guardo se ci riesco, con Antonella, lei è brava e precisa, non ti preoccupare vedrai che tanto il risultato darà venti virgola qualcosa. Un risultato grande, anzi “Mannu”. Capito? La traduzione era: ci vediamo stasera, alle venti, davanti alla farmacia di Mannazzu. Con Antonella. Purtroppo troppo brava e precisa a non lasciarci mai soli. Oppure c’era il momento “aperto”. Ci vediamo. Punto. Era il “liberi tutti” che portava a organizzare serate con i tuoi amici più cari. Però l’ansia nasceva ugualmente. Che farà stasera Marzia? Uscirà con Antonella? E se poi, esce con qualcun altro? Magari passa per i giardini. Ecco, cominciava il giro virtuale identico a quello di Internet: giardini, via Tarragona, Porto, Muraglia, passeggiata. Marzia non c’era. Tutti felici e tutti tranquilli. Quello era il nostro mondo e il nostro modo di controllare le cose. Identico a quello odierno. Con un’unica morale. Marzia un giorno si presentò e mi disse: “Sai. Aspetto un bambino” e tu non sapevi cosa rispondere e ti guardavi intorno e tentavi di capire: “Ma non da te” aggiungeva. Ho scoperto, da grande, che dovevo passare anche dalle parti del ponte di Calabona dove avrei trovato Marzia con il suo futuro marito. Il mondo, nonostante internet, non è cambiato. Potete controllare tutto e tutti ma non ci riuscirete. Lasciate perdere facebook e whatsapp e fatevi un bagno. Fa molto, ma molto bene. E quando chattate usate il preservativo o la pillola. Non si sa mai.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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