Gisella lo aveva conosciuto che era tutta una promessa, che aveva negli occhi il mare e le parole nel vento. Dalla piccola distilleria del porto verso l’Oceano avevano visto partire tanti di quei bastimenti e Gisella, dopo anni, ancora gli chiedeva: – Quando toccherà a noi? – – Domani, partiremo domani – Di domani si erano riempiti i mesi e poi gli anni, quelli delle stagioni e quelli di Gisella. Capita che si voglia vedere attraverso gli occhi altrui pur avendone dei propri con i quali le cose si vedrebbero prima e meglio. – Oggi sono partiti anche i Guardascione, la moglie aveva il culo ancora più grosso e me lo ha sbandierato tutto qua davanti, come a farmi dispetto. Vanno tutti in America, vanno a cercar fortuna, dicono che lì si può – – Domani, Gisella, domani partiremo anche noi – Finì la frase e si accasciò sul tavolo, la guancia destra aderente ai trucioli delle assi sconnesse e alle molliche di tabacco. Il bicchiere accanto sempre mezzo vuoto. Gisella c’era abituata, beveva così tanto da svenire per poi rinvenire che era già domani, l’ennesimo, quello della non partenza. Ma quella sera era un po’ più che svenuto. Infarto. Era morto. In effetti era morto dentro dieci anni prima ma ora era morto con tutto il cuore. Gisella gli si avvicinò, piegò la testa come per poggiarla anche lei sul tavolo. Ne vide gli stessi occhi spenti che aveva avuto da vivo, ne osservò curiosa il rigagnolo di liquore dall’angolo della bocca al tavolo. Lo stava guardando di nuovo coi suoi occhi e non lo pianse. Capita che si smetta di vedere attraverso gli occhi altrui avendone dei propri con i quali le cose si vedono per come sono e così come sono non valgono una lacrima. Gisella afferrò la valigia dal retrobottega. La teneva pronta da sempre, da anni, molte delle cose che vi erano dentro, probabilmente, neppure le entravano più, ma pensò che la signora Guardascione aveva il culo già troppo grosso per andarsi a prendere anche la sua parte di fortuna in America e, senza darsi pena per i vestiti di cui mancava, si avviò nel buio al porto. L’indomani, quando il bastimento partì, lei era su con gli altri e da lì salutò terra, l’insegna sbilenca della sua distilleria, i tavoli consumati, le bottiglie di gin allungate con l’acqua, le formiche intorno allo zucchero di canna, un morto. Certi infarti altrui sanno essere risolutivi.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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