Intervista ad Alessandra Manca del centro di educazione ambientale “Centro!” di Sedilo.
Per fare una buona frittata di erbe di campo, per prima cosa, si raccoglie la bietola selvatica, scegliendo dal cespo le foglie più tenere, e poi la si trita con un poco di foglie di malva, che le danno consistenza. Poi si infila dentro qualche fogliolina di tarassaco, che depura il fegato, oppure di cicoria selvatica, che le dona il retrogusto amarognolo. Si dà, che è meglio, una sbollentata. Sale e pepe quanto basta, e magari una manciata di pecorino grattugiato. Poi si raccoglie un po’ di erba cipollina, e si fa un soffritto. Infine si getta l’impasto nell’olio d’oliva caldo. Si può aromatizzare con finocchietto, o con rosmarino. L’imbarazzo della scelta insomma. Un fiore di borragine per guarnire.
Quando ho intervistato Alessandra Manca, responsabile del centro di educazione ambientale di Sedilo “Centro!”, non pensavo che sarei diventato un esperto in frittate di erbe di campo.
Ma i corsi che Alessandra tiene in vari centri dell’isola su questo argomento, ha risvegliato il mio interesse. Con Sardegnablogger, tra l’altro, abbiamo sostenuto l’idea di “un orto per ogni scuola”, orti didattici e urbani. Campagna che sta avendo i primi esiti con una proposta di legge in consiglio regionale.
La nostra generazione è quella colpevole del definitivo distacco con la natura, che abbiamo sostituito con meccanismi compensativi. Gli adulti oggi hanno bisogno di una rieducazione alla natura, come scoprire, magari, che nei nostri campi abbiamo, a riconoscerle, verdure fresche e “biologiche” in quantità, insieme a mille sorprendenti sapori.
La sfida di Alessandra è dunque quella di percorrere una strada professionale che educhi e rieduchi all’ambiente e alla natura.
Tuttavia, in periodi di crisi e di disoccupazione giovanile come questi, la mia preoccupazione iniziale, parlando con Alessandra, è stata quella di capire la cosa fondamentale di una professione. Insomma, Alessandra, ci si campa facendo l’educatrice ambientale? A patto di non pensare che ci si possa arricchire, è la risposta. Ma se si riesce a dialogare bene con le amministrazioni comunali, e a recepire bene i finanziamenti che Regione, spesso tramite la Comunità Europea che finanzia molteplici progetti, ci si può barcamenare in un lavoro che può dare grandi soddisfazioni. E’ questa, certamente, una di quelle professioni che si possono fare solo avendone la vocazione. Occorre la vocazione della divulgazione e l’amore per la natura e la terra come base di partenza, e poi tanta, tanta determinazione e caparbietà.
Alessandra, mi spiega, lavora a stretto contatto con il suo comune, Sedilo, con la quale è riuscita a costituire il CEAS, il Centro di Educazione e della Sostenibilità Ambientale. Ma con caparbietà è riuscita a coinvolgere, dopo un lungo lavoro con tanta informazione e momenti di confronto, anche molte altre amministrazioni in diversi progetti. Sono ben 18, in fatti, i comuni della zona che il centro di educazione ambientale di Alessandra è riuscita a coinvolgere in diversi progetti.
Alessandra mi racconta le lotte per spiegare alle persone lo spirito delle aree protette dalla Rete Natura 2000 della Comunità Europea, e le conseguenti aree SIC, acronimo di Siti di Importanza Comunitaria, e le are di protezione della fauna ornitologica, le ZPS. Aree obbligatoriamente tutelate dalla Comunità Europea, che non prevedono divieti tassativi, ma al contrario, la possibilità di interazione tra l’uomo e la natura. Per ragioni di strumentalizzazione politica, tuttavia, negli scorsi anni queste iniziative europee sono state demonizzate, facendo magari ricadere la colpa sull’amministrazione regionale in cui era Presidente Soru. Un allarmismo del tutto ingiustificato, e non è stato facile, mi racconta Alessandra, in quegli anni, verso il 2009, coincidenti con i primi anni della sua professione, condurre le assemblee pregiudizialmente contrarie a quelle iniziative ambientali. Assemblee che spesso si trasformavano in arene infuocate. Oggi Alessandra conduce corsi per gli amministratori su queste ed altre questioni ambientali, e si può dire che certe diffidenze ormai, alla prova dei fatti, stiano lentamente lasciando il campo, al netto delle solite strumentalizzazioni politiche, ad una maggiore serenità e confidenza con gli strumenti di tutela dell’ambiente.
Comprendere, oggi, che l’ambiente non è un ostacolo all’economia e al lavoro, non è scontato. Tuttavia, di fronte ad un modello di sviluppo industriale che nella sua fase di maturazione sta mostrando tutti i suoi limiti fallimentari, è sempre più chiaro che più l’ambiente è tenuto integro, e più le iniziative economiche, sia nel campo del turismo che in quello dell’agroalimentare, si sostengono. Per il colmo dell’ironia, la vecchia agricoltura, nell’isola, tanto trascurata, è quella che ancora regge la sfida del mercato.
Alessandra prosegue a parlarmi delle varie collaborazioni con gli enti strumentali della Regione, tra cui il Corpo Forestale, mi parla dell’importanza dell’educazione ambientale condotta con i bambini nelle scuole, o nei centri sociali. La natura combatte l’emarginazione sociale, e aiuta anche a sopravvivere nelle situazioni di indigenza. Ma mentre Alessandra parla, non posso fare a meno di guardarmi attorno e di notare la bellezza del luogo dove Alessandra ha ricavato il suo centro. Un vecchio mulino, spazioso, con un giardino ancora incolto sul retro, una piccola sala per le conferenza e alcuni ambienti per il lavoro, con una xiloteca (tipi di legno) all’ingresso, tocco inconfondibile dell’architetto Roberto Virdis. Gli chiedo di raccontarmi la storia di quel luogo che diventa, nelle parole di Alessandra, lo stridente contrasto tra i sacrifici spesi, il mutuo da pagare, le difficoltà nel restauro, diluite nelle immagini del racconto antico. All’interno di una palazzina borghese, dotata di un meraviglioso giardino, fu ricavato dai nuovi acquirenti un mulino, inizialmente a carbone e poi, verso la fine della sua attività, negli anni ’70, a corrente elettrica. Compaiono nelle parole di Alessandra, così, la fila dei contadini, a cavallo o con l’asino, ciascuno con il loro sacco di grano, e le donne con la corbula in testa, la farina che si raccoglie nelle apposite vasche, i vari ambienti dell’opificio e la stanza del mugnaio. Sembra di sentire lo stridore delle macine.
Per tutte le altre cose che il “Centro!” di Alessandra Manca conduce sul versante dell’educazione ambientale, non posso far altro che rinviarvi al sito internet: http://www.centronaturasedilo.com/ .
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo.
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