Io credo occorra l’onestà per accettare la democrazia fino in fondo, anche in quelle inquietanti derive plebiscitarie che della democrazia rappresentano una degenerazione. E credo occorra anche l’onestà di guardare dritta negli occhi la realtà. Se il popolo vuole Salvini e si sente rappresentato dalla sua idea del mondo, bisogna rassegnarsi a vedere Salvini al potere, sempre più padrone incontrastato della politica italiana. È, lo ripeto, il prezzo da pagare alla democrazia.
Servirebbe a qualcosa rinviare questo ineluttabile epilogo mettendo assieme due forze per larga parte incompatibili quali Partito democratico e Movimento Cinquestelle? I Cinquestelle, fino ad una settimana fa, consideravano il Pd il partito di Bibbiano, quello che speculava sulle adozioni dei bambini. Sarebbe un tentativo di rinviare questo ineluttabile epilogo, cioè Salvini capo del governo. Ma siamo certi, in prospettiva futura, che questo argine sia in grado di fermare una piena che di mese in mese diventa sempre più inarrestabile? Salvini acquisisce tanta più forza quanto più gli si consente di stare all’opposizione. Un movimento fatto di poche, semplici e banalissime idee, se lo lasci al governo, finisce per dimostrare la propria pochezza, la mancanza di competenze e la sua attitudine a galleggiare sugli slogan, sull’odio e sulla chiusura verso il mondo. Per questo Salvini ha voluto la crisi. L’ha voluta nel momento in cui i fatti sarebbero dovuti seguire ai suo tanti post e Tweet. Salvini è il primo ad augurarsi, checché ne dica, un governo tecnico per poter prendere tempo, tornare a fare la faccia feroce e raccontare al suo semplice elettorato di quanto siano cattivi quelli che stanno nella stanza dei bottoni. Per poi, alla fine del ciclo, proporsi ancora come alternativa ai mali della politica, l’unico ambiente che abbia frequentato da 26 anni a questa parte. Ha senso prolungare questa agonia e consegnare l’Italia, tra due o tre anni, ad un Salvini ancora più forte di oggi? Facciamolo subito.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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