Qualche giorno fa il giornalista de L’Espresso Emiliano Fittipaldi ha rivolto un appello alla sua categoria: cari colleghi, se della Libia non sapete nulla vi prego di astenervi da sciocchezze, perché il silenzio in certi momenti è la più intelligente delle azioni. Fittipaldi ha ragione da vendere. Io della Libia non ne so nulla, l’unica volta che ho parlato con un libico credo sia stato quando intervistai Moutassam Gheddafi, il figlio del dittatore poi ucciso assieme al padre. E non mi rivelò nulla di interessante. Però un’idea bisognerà pur farsela, servendosi del buon senso comune se proprio non si hanno conoscenze specifiche. Io ci ho provato, ben consapevole di poter incorrere in strafalcioni e ingenuità, a partire da quando hanno iniziato a girare voci di bombardamenti e azioni di guerra pesante. Chiariamo subito: i miliziani dell’Is vanno combattuti con ogni mezzo possibile. Ma bisogna capire come. Ieri L’Unione Sarda ha intervistato un esperto di faccende militari di origine sarda, Francesco Palmas. Mi permetto di sintetizzarne il pensiero. L’esperto ha dichiarato che: il pericolo maggiore che l’Italia corre è quello di infiltrazioni terroristiche attraverso l’immigrazione clandestina; l’Italia investe troppo poco nella Difesa navale e i suoi confini marini sono vulnerabili, quindi ci vogliono più soldi da investire nel settore militare; bisogna bloccare le coste libiche per impedire il flusso degli immigrati; occorrono 150 mila uomini per combattere sul terreno questi idioti dell’Is; i miliziani Is, arrivati in Libia da Siria e Iraq sono circa 860.
Nel frattempo, su alcuni dei più scalmanati quotidiani di destra è iniziata a circolare la voce dell’acquisto di nuovi F35 per non farci cogliere impreparati dalla guerra.
Dunque, dobbiamo combattere contro un esercito di 860 persone. Più o meno la popolazione di Bortigiadas, il più piccolo comune della Gallura. Non me ne voglia il mio amico Emiliano Deiana, sindaco di quella spettacolare comunità: a Bortigiadas non ci sono fanatici pronti a sfoderare la sciabola, ma solo persone squisite. Il riferimento mi serve per misurare numericamente il peso del nemico, per quanto il numero non sia tutto e la ferocia dei fondamentalisti ne moltiplichi la potenza devastatrice.
Premesso che esponenti di ogni area politica – da D’Alema a Frattini – hanno osservato come i grandi attentati di matrice islamica siano stati compiuti da criminali perfettamente integrati e mica da poveracci sbarcati sulle bagnarole della disperazione, mi chiedo quanto segue: con droni volanti ed altre diavolerie di cui l’industria bellica si è dotata, dobbiamo comprare nuovi aerei militari, dispiegare 150 mila uomini e bloccare militarmente le coste libiche per annientare Bortigiadas? Io sono un uomo della strada, ma sento sempre più insopportabile una puzza di petrolio.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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