Quando accade un fatto di una certa importanza, come tutti io vado sui social per vedere come l’ha presa la gente.E il passaggio della Sardegna in zona bianca, prima Regione in Italia, è certamente un fatto di prima importanza, per le nostre vite e per le ricadute sociali che comporta.
E quindi io sono andato sui social, da cui ho ottenuto la sentenza: è un complotto contro la Sardegna, questa Zona Bianca.Intendiamoci: era un complotto contro la Sardegna anche la Zona Gialla, Arancione e sarebbe stato complotto qualunque altro colore si fossero inventati dal governo, fosse stato pure un civettuolo Rosa shocking (scrivo i colori con iniziale maiuscola perché non sono semplici varianti cromatiche, ma modalità esistenziali).
Insomma, se le troppe e non necessarie restrizioni erano la dimostrazione della nostra marginalità e del totale disinteresse del governo centrale nei confronti della nostra Isola, quando non di una certa sadica soddisfazione nel vederci annaspare tra i flutti, la Zona Bianca è certamente un complotto per altre ragioni che di seguito proverò a riportarvi, così come le ho lette su Facebook.Dunque, la Zona Bianca concede maggiori libertà e rimette al nostro senso di responsabilità il controllo della diffusione del virus: se avremo giudizio, nulla di serio dovrebbe accadere.Ma poiché non tutti hanno coscienza, le maggiori libertà faranno risollevare la curva dei contagi.
Su questo confidano i Signori del Complotto, dicono su Facebook gli influencer sardi: la Sardegna avrà un’impennata di malati e saremo di nuovo sotto chiave per Pasqua e per l’estate, di modo che la nostra economia turistica venga del tutto affossata e non sia scomoda concorrenza verso altre Regioni, quelle che secondo i teorici della cospirazione ordiscono questi magheggi.
Comunque vada, sarà un complotto.Più del virus, a danneggiarci è questo irritante vittimismo, questo credere che tutti ce l’abbiano con noi e di essere al centro del mondo e preda della malvagità di tutti.E’ un complesso d’inferiorità contro cui non si ha nemmeno speranza di trovare un vaccino.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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