Che l’europarlamentare di Forza Italia Lara Comi sbarchi in Sardegna, precisamente a Olbia, per presentare sabato 19 marzo il suo libro “AAA lavoro offresi”, è notizia così importante da meritare persino una breve nelle cronache locali. Di politici che presentano i loro libri sono piene le agende.
Certo, ci si potrebbe domandare se la Comi si presenta nella sua veste istituzionale, in quella privata di scrittrice o se la sua sia un’apparizione a sostegno del candidato sindaco del suo partito: dubbio di poco conto, in una politica che a ben altre ambiguità ci ha abituati.
Quel che davvero io fatico a capire è il motivo per il quale il candidato sindaco di Olbia Settimo Nizzi ed il consigliere regionale di Forza Italia Giuseppe Fasolino si prestino, con la loro presenza, alla passerella di questa giovane componente del vivaio berlusconiano.
Abbiamo la memoria imperdonabilmente corta, altrimenti ricorderemmo come Lara Comi sia diventata famosa per quel commento durante la trasmissione Rai Agora, poche ore dopo la tragica alluvione che colpì la Gallura nel novembre del 2013.
Nel dire la sua sulla morte dei quattro componenti della famiglia Passoni, annegati nello scantinato di una villa alla periferia di Arzachena, la Comi sostenne che i quattro brasiliani se l’erano praticamente cercata, rifugiandosi in uno scantinato anziché cercare scampo all’esterno. Parlava, la Comi, senza avere una minima idea di quel che diceva, senza sapere che quei quattro brasiliani nello scantinato ci vivevano, senza considerare che la piena del fiume vicino era stata così improvvisa a tumultuosa da impedire loro la fuga, come purtroppo avvenne per tante altre persone, quel 18 novembre.
Quando si parla di morti tragiche bisognerebbe aprir bocca solo se veramente si sa quel che si dice, specie se si occupa un ruolo istituzionale. E tanto più quando si rischia di essere ingiusti con chi ha perso la vita e non si può difendere. L’idea che si voleva insinuare, credo, è che se la gente muore nelle alluvioni non è per il troppo cemento ammassato dove non si sarebbe dovuto – giammai fermare lo sviluppo! – ma perché la gente è imprudente. Colpa dei morti, insomma.
Ecco perché io non capisco tanti onori verso questa signorina, tributati da parte di chi ha amministrato e si candida ad amministrare una città colpita al cuore da quella tragedia. Quelle parole in diretta televisiva non si dimenticano e ci sono ragioni di buon gusto che dovrebbero andare oltre la comune militanza politica.
La Comi è lo stesso politico che contestò – anche in questo caso in diretta tv – Umberto Ambrosoli, figlio del liquidatore del Banco Ambrosiano Giorgio, quando decise di disertare la commemorazione di Giulio Andreotti al Consiglio regionale della Lombardia. Non sapeva, la poveretta, quel che Andreotti aveva detto sulla morte del padre di Umberto Ambrosoli, ucciso da un sicario pagato da Michele Sindona. Disse, Andreotti, che Ambrosoli “se l’era andata cercando”. Un po’ come la famiglia Passoni, secondo la Comi, in quello scantinato di Arzachena. Chi muore ha sempre torto, chi resta può giudicare. Gli altri dimenticano.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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