A me Fallaci mi è quasi sempre stata sul gozzo. Scrivo “gozzo” perché c’è gente che dice che infilo troppo turpiloquio nei miei scritti. Ché “se no” le Giuda benpensanti col mantello rosso colorato dall’ipocrisia rossa si arrabbiano e lanciano fango sessista sul sottoscritto, ” se no”… Ché le ragioni e le regioni dell’etica le perimetrano loro, le. Ché se sconfini quegli arbitrari perimetri arbitrariamente definiti come oggettivi ogni lancio di fango è cosa buona e giusta, per loro. Ma il vento gira, e il fango torna. In faccia e altrove.
Il “quasi”, per Oriana, ha due titoli di due libri. Il primo è un diario, atroce e splendido, ed è stata la ragione del mio viaggio in Vietnam e fa “Niente e così sia”. Il secondo è di genere, quello maschile di certi maschi che altrove sono chiamati Uomini, e infatti si intitola “Un Uomo”. E’ scritto 10 anni dopo il primo e parla di molto, ma anche di poco, e quello che conta, dentro l’animo di un Uomo e delle azioni che seguono l’animo.
E il nome di quest’Uomo è Alekos Panagulis. Un uomo zuppo di utopia dentro un inferno le cui redini le teneva un tiranno, un uomo con la u minuscola che di nome faceva Georgios Papadopoulos.
L’Uomo con la U maiuscola, che apprezzava Sofocle e Plutarco, cerca di uccidere quello con la u minuscola. Ma il progetto fallisce e Alekos viene catturato, torturato, condannato a morte.
Ma l’uomo con la u minuscola circondato da uomini con la u minuscola si caga sotto. Perché l’Uomo con la U maiuscola è ormai è un caso internazionale. E non se la sentono di ammazzarlo. Perché l’immagine è l’immagine. E anche un regime dittatoriale (soprattutto quello) ci tiene all’immagine.
E allora gli uomini con la u minuscola lo tengono in prigione a Boiati e lo torturano. E Oriana, la donna dell’Uomo con la U maiuscola, la racconta questa cosa, insieme a tante altre cose. Ed è una cosa che assomiglia a ciò che hanno fatto i greci stasera, questa cosa.
Alekos è tenuto prigioniero in una cella grande pochi metri quadrati. L’hanno fatta proprio per lui e la chiamano “La Tomba”, perché di questo si tratta: un piccolo sepolcro dedicato ad Alekos in mezzo al cortile della prigione. E allora bisogna immaginarsela questa cosa: una tomba esposta al sole e alle piogge. Una tomba dove l’unico compagno è la tua solitudine e i semi della forza per alimentare la reazione alla disperazione.
Peché la Troika e il delirio dell’austerità non è stato altro che questo per i greci di questi anni: una prigione, uno spazio desolato di deprivazione delle umane possibilità di salvaguardare la dignità del vivere. E non ci appiccico i numeri come fanno le ipocrite benpensanti del mercato del lavoro “a left”, ché mi si capisce lo stesso anche senza numeri… Ché troppi numeri a volte storpiano perché non si hanno idee, ma solo numeri.
Ma è il carattere di Alekos a venire fuori oggi. Perché l’Uomo con la U maiuscola li prendeva per il culo gli uomini con la u minuscola, tutti li prendeva per il culo. Anche sofferente per le torture subite, il sole torrido e il freddo freddo nella Tomba. Faceva “radio carcere”, dalla Tomba Alekos, anche se era gonfio di botte. Inventava storie, ironizzava sui personaggi del posto e quelli “fuori posto”. E se le risate sono il colore dell’ironia di chi le provoca sono anche il segno della sconfitta di chi le subisce. E vinse lui, alla fine, anche da morto.
Bentornato Alekos.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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