di Fiorenzo Caterini.
Le banche tedesche concedevano alla Grecia prestiti con il tasso di interesse al 15 per cento. Al limite dell’usura. Con i soldi dei risparmiatori tedeschi, quelle banche acquistavano titoli greci, a tassi altissimi.
In pratica, gli interessi dei risparmiatori tedeschi, venivano pagati dai greci.
I tedeschi, senza fare nulla, campavano alle spalle dei lavoratori, dei contadini e dei pescatori greci.
Forse non doveva essere consentito, da subito, un trasferimento di risorse così ingente da un paese povero, la Grecia, ad un paese ricco, la Germania.
E’ il libero mercato, si dirà.
Appunto. Allora diciamolo che questa è l’Europa del libero mercato, e non della solidarietà.
E’ l’Europa dove i ricchi sono sempre più ricchi, e i poveri sempre più poveri.
Non è finita: perché il fondo di solidarietà europeo è andato quasi intero dritto nella bocca di quelle banche creditrici, quasi tutte tedesche, secondariamente francesi e anche, in minima parte, italiane.
E’ l’inganno dei 250 milioni di aiuti andati ai greci, finiti quasi tutti dritti dritti nelle fauci delle banche tedesche.
In pratica, i soldi dei cittadini europei, compresi quelli degli italiani del sud e di altri paesi comunitari che non hanno la stessa ricchezza dei tedeschi, sono finiti nelle mani dei banchieri tedeschi per continuare ad ingrassare i loro risparmiatori.
C’è di più: gli stessi governanti greci amici, quelli precedenti al governo Tsipras che hanno contribuito a questo disastro, hanno tessuto relazioni scabrose con le grandi multinazionali tedesche, con inchieste per reati di corruzione in relazione, in particolare, all’acquisto di armi da fabbriche tedesche.
Le relazioni tra governanti e affari si mescolano in un abbraccio scabroso e mortale. Le multinazionali premono sui governi per fare gli affari, i quali usano tutti i meccanismi della diplomazia internazionale per poterli attuare.
La Grecia è il paese d’Europa con la più alta percentuale del prodotto interno speso in armamenti.
Che necessità aveva un paese in difficoltà economica di spendere quei soldi in armamenti?
Che necessità aveva, la Grecia, di comprare sottomarini tedeschi che poi, pare, secondo la controparte, si sono rivelati persino difettosi?
Si dirà che la Grecia, tra paesi balcanici, Turchia, Cipro e medio oriente vicino, è situata in un contesto “caldo”. Ma in una Europa dei popoli, dove vige la solidarietà, il problema non doveva neppure porsi. Se c’è una cosa buona in questa comunità europea è che le controversie tra stati si risolvono pacificamente. Quindi quelle spese facevano parte, verosimilmente, di un sistema di accordi più generale. Tra governi, banche e multinazionali tedesche ed europee.
Il tutto finalizzato a spremere un intero popolo.
Il quale popolo, è giusto dire anche questo, sempre più spesso, in Grecia, Italia e altrove, è facile alle illusioni, agli incanti, a subire il fascino dei pifferai magici.
Ora, vorrei dire, per la prima volta questo meccanismo di sfruttamento, operato grazie ai “suggerimenti imposti” delle varie organizzazioni economiche e politiche mondiali, ce lo ritroviamo dentro casa, dentro la casa europea.
Ma, in una scala più vasta, è esattamente il meccanismo di sfruttamento del sistema economico mondiale, dove gli occidentali sfruttano i paesi del terzo mondo, asportando le loro risorse con “suggerimenti imposti” in cambio di prestiti “teleguidati”.
Ti presto questi soldi, purché li usi in questo modo, secondo i canoni di sviluppo che ti impongo.
Sviluppo che rende quei paesi dipendenti dal mercato mondiale, e priva le popolazioni dei mezzi per il sostentamento, come le terre per coltivare.
Tanto per fare un esempio, si espropriano le terre ai contadini per fare una grande opera, mettiamo una diga, con appalti, naturalmente, dati alle imprese occidentali. La diga ci vuole, che c’è la siccità (provocata, di solito, da un disboscamento selvaggio operato per “razionalizzare” l’agricoltura). E’ la superiore tecnologia occidentale che corre in aiuto! Poi il governo di quel posto deve risarcire il debito contratto per la costruzione dell’opera, con tassi di interesse altissimi, che fanno ricadere, ovviamente, sulla popolazione. Nel frattempo, nei terreni espropriati, si è insediata la monocoltura della multinazionale occidentale che, se vuole, riassume una parte dei contadini in condizioni di semi-schiavitù. Per gli altri, non resta che il barcone.
Il gioco è fatto: quel paese è di nuovo schiavo, come ai tempi delle colonie.
Quello che i tedeschi hanno fatto con la Grecia, europei e statunitensi lo fanno da decenni, dal post-colonialismo in poi, in forme più o meno brutali, nei paesi del terzo mondo e particolarmente in Africa.
Luoghi dove non si esita a provocare guerre e ribellioni per sostituire i vari Tsipras di turno che si ribellano a quei “suggerimenti imposti”.
Domandiamoci, allora, perché la maggior parte dei profughi di questi giorni che affogano nelle carrette sono di origine siriana, un paese, fino a qualche anno fa, relativamente prospero.
Facciamo mente locale.
Ricordiamoci tutta la propaganda sugli stati canaglia, su Assad nemico del popolo, sulle varie primavere arabe. Andiamo a vedere quello che è successo in Egitto, poi in Libia.
Governi del cui tasso di democrazia poco importava: ci interessava solo l’accondiscendenza con i nostri affari.
Sorrido, amaramente, quando scorgo le graduatorie sulla corruzione nei vari paesi del mondo. Ai primi posti, ovviamente, stanno i paesi più poveri, quelli del terzo mondo.
Ma, chissà perché, si fanno le classifiche sulla corruzione, ma trascurando, come dire, i corruttori, i soggetti che avviano l’azione, quelli che corrompono. Quelli che si sporcano le mani altrove e poi se le lavano nelle banche del loro ricco mondo.
State certi che vedremo, allora, quella graduatoria capovolgersi.
E’ chiaro che è un sistema mondo concepito per dragare risorse dai paesi periferici a quelli centrali, e per la prima volta ci accorgiamo, amaramente, di come il nobile strumento comunitario sia stato stravolto e piegato a questi scopi finanziari e mercantili.
Ora sono sotto accusa i tedeschi, ma chiaramente non sono loro gli unici protagonisti di questo meccanismo, questo deve essere chiaro. Ora sono sotto accusa i tedeschi perché, diciamolo, ci impietosisce di più il pensionato greco che piange di fronte al bancomat che i disastri che le multinazionali fanno nei vari paesi del mondo.
Il giubilo per la vittoria al referendum greco ci induce dunque dentro la retorica del popolo che unito “jamas serà vencido”, contro lo strapotere delle banche, dei politici infingardi, e che anche noi in Italia dovremo ribellarci e che anche noi moriamo di fame e anche noi finiremo così e anche noi rivoluzione rivoluzione.
Poi, passato il giubilo e l’indignazione, tutti daccapo con la nostra vita, nelle nostre strade intasate dai SUV, a ritirare soldi dal bancomat per comprare le nostre affezionatissime merci del sistema.
E ad inveire contro gli immigrati fannulloni che ci rubano il lavoro.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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