La prima ondata di italiani fu bloccata a Dover in una notte di settembre del 2015. Si erano travestiti da senegalesi e si erano imbarcati a Calais, facendo finta di niente, su un barcone della compagnia di crociere “Migranti e sicuri”. Al loro arrivo erano attesi da una task force dei Volontari della Guardia civile di frontiera inglese, il cui comando era stato allertato dai servizi segreti francesi. Vennero impacchettati, tenuti qualche giorno in un campo di concentramento nell’isola di Scilly e i sopravvissuti vennero rimpatriati in vagoni piombati che attraversarono il tunnel e il territorio francese sino all’Italia, senza che ai passeggeri venisse permesso di vedere la luce e respirare aria pura. Erano gli stessi vagoni usati alcuni anni prima per il trasporto di ebrei dalla Francia e dall’Italia verso la Germania. Subito dopo la presa di posizione della ministra degli Interni Theresa May, la sorveglianza era stata potenziata. Ma la successiva abolizione della libera circolazione verso il Regno Unito dai Paesi dell’Ue, ebbe l’effetto di blindare letteralmente le frontiere Uk. Era consentito l’ingresso solo a chi aveva un’occupazione stabile. Nell’etnia italiana, su un bacino di alcune centinaia di migliaia di anime, in regola c’erano tre persone: un medico, un lavapiatti e un poliziotto di Hastings che per ribadire la lealtà alla corona era il più feroce nel manganellare gli italiani clandestini. La scoperta della May sugli effetti negativi dell’accordo di Schengen (a cui peraltro l’Uk non aveva aderito) suscitò in un primo momento il consenso del vasto movimento razzista e xenofobo italiano, i cui esponenti, un po’ coglioni come i razzisti di tutto il mondo, pensavano che ce l’avesse solo con i negri e con i “turchi”, come sinteticamente chiamavano tutti i popoli islamici richiamandosi all’antico “mamma li turchi” dei popoli costieri italiani ai tempi delle incursioni dei pirati. In effetti il passaggio “le tragedie di questa estate sono esasperate dal sistema europeo della libera circolazione” poteva trarre in inganno, perché era quello che sostenevano da tempo i più autorevoli razzisti italiani, francesi e tedeschi. Ma quando si capì che i nuovi negri erano gli italiani, ci fu un diffuso imbarazzo. Cosa fare? Qualcuno in Italia tirò fuori la faccenda della “Perfida Albione”, suscitando vasto consenso tra i numerosi nostalgici del movimento razzista. Costoro erano una categoria numerosissima ma strana. Perché erano strenui difensori del Fascismo storico e di quello perenne, adoravano Mussolini e ne citavano brani dei discorsi. Ma se li sottoponevi a test di conoscenza che cortesemente accettavano, rivelavano una curiosa noncuranza verso alcuni particolari. A esempio, alla domanda “Chi era il presidente del consiglio durante la Marcia su Roma del 1922: 1) Romano Prodi. 2) Luigi Facta. 3) Silvio Berlusconi. 4) Daniela Santanchè”, il novanta per cento rispondeva Prodi, gli altri Santanché e tutti commentavano beffardi che l’opzione Berlusconi era chiaramente un trabocchetto per gli ignoranti. Insomma, quando si cominciò a sbattere fuori gli italiani da Picadilly Circus, i razzisti nostrani non sapevano che pesci prendere. Ma fu risolutiva la conseguente presa di posizione dei razzisti inglesi: “Aiutamoli a casa loro”. “E cosa credi, che ci sputo sopra?”, intervenne subito il presidente del Consiglio Renzi. Ci furono convulsi contatti tra le diplomazie inglese e italiana per fissare incontri ufficiali nei quali si stabilissero in che cosa e in quanto dovessero consistere gli aiuti della Gran Bretagna alla casa italiana. Vasti settori della maggioranza e dell’opposizione posero trasversalmente un quesito fondamentale: e questi soldi come ce li dividiamo? Nel Pd ci furono ulteriori spaccature e la corrente maggioritaria, quella delle Fondazioni bancarie, minacciò fuoco e fiamme contro i dissidenti. Il dibattito fu un po’ mortificato da un’informale e affettuosa dichiarazione di Elisabetta durante una visita alla St. Peter’s Italian Church, la più antica parrocchia italiana a Londra, gestita dai Padri Pallottini. La Regina come è noto non parla una parola di italiano e quando le dissero che una delle fedeli festanti con le due bandierine inglese e italiana, una per mano, le chiedeva che cosa pensasse degli aiuti inglesi all’Italia, lei volle rispondere nella nostra lingua. Si rivolse al suo interprete italiano e gli chiese “How do you say ‘there is a misunderstanding’?”. Quello era il quarto italiano con permesso di soggiorno regolare perché aveva un lavoro fisso e ci teneva a conservarlo mostrandosi sprezzante nei confronti degli italiani. E fu così che la Regina Elisabetta, rispondendo alla donna festante, le disse con un grande sorriso e con accento incerto ma comprensibilissimo: “Voi italiani come al solito non capite un cazzo”.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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