Se anziché l’ora di religione, nella scuole si insegnasse la storia delle religioni forse capiremmo meglio in che mondo viviamo. Solo un italiano su quattro è cattolico praticante, un’altra metà è credente ma solo sui sondaggi, eppure c’è chi si veste da crociato. Sono i custodi del il mio Dio è più figo del tuo, che neppure le frequentano le chiese, le varcano solo per l’ultimo saluto al defunto, per fare la foto agli sposi o ai figli alla prima comunione, che poi, per la maggior parte, spesso, è pure l’ultima. Nelle camerette dei loro figli non campeggiano crocefissi o madonnine, ma i poster di Fedez, Miley Cirus e Messi e le loro preghiere non sono rivolte all’Altissimo, ma al superamento dell’altissima difficoltà del livello alla Play Station. A scuola, però, no. Lì può crollare il soffitto, possono mancare gli insegnati, il gesso, la carta igienica e gli autobus per arrivarci, ma il crocifisso non si tocca.
Neppure è la Chiesa a rendersi artefice delle gazzarre nel nome del Signore, ma un nullafacente, Salvini, che l’unica parabola a lui nota è quella montata dall’antennista; che inneggia al presepe popolato di statuine di arabi, ebrei e mediorientali, ma respinge quelli in carne e ossa; per loro non c’è alloggio neppure in una stalla. Vedere la Gelmini, ancora illuminata dal Bosone, che canta tu scendi dalle stelle, ricorda quelli che deponevano panini imbottiti davanti all’ospedale dove Eluana Engaro era dichiarata in vita perché c’era una macchina che respirava al suo posto.
Blasfemi che mostrano la croce agli imbecilli, sperando che la riproducano sulle loro schede. Se anziché l’ora di religione, a scuola si studiasse la storia delle religioni, distingueremmo i profeti dai venditori di santini.
(Giovannimaria Mimmia Fresu)
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