Lo spauracchio di queste settimane è il latte in polvere. Lo sapete, i produttori temono che qualche spregiudicato caseificio possa sostituire con ignobili bustine il latte fresco usato da sempre per lavorare certi formaggi. Il pericolo è molto avvertito anche in Sardegna: preoccupazioni per larga parte comprensibili, quando le informazioni non sono grossolanamente forzate per trasformarle in una nuova arma della instancabile campagna contro la comunità europea. Abbiamo già scritto che l’Unione non costringe nessuno ad usare il latte in polvere, ma ha piuttosto abolito il divieto italiano di usarlo, datato 1974. Giampaolo Cassitta e Fiorenzo Caterini hanno comunque scritto che il timore di vedere precipitare la qualità delle produzioni casearie è fondato. Va però detto che qualcuno, a questa prevedibile invasione dei mercati da prodotti di infimo valore, risponde proprio investendo sul fattore “qualità”. Porto un esempio di questa reazione. Olbia, viale Aldo Moro, uno dei circa quaranta supermercati della catena Dettorimarket sparsi per tutta la Gallura. Anziché lasciarsi invadere gli scaffali da latticini da quattro soldi, la Dettorimarket ha aperto un proprio caseificio e distribuisce negli scaffali perette, ricotte, yogurt e mozzarelle ottenute da latte fresco di pascoli locali. Il latte arriva la mattina da mucche di allevamenti di Luras e Tula e poi, una volta analizzato da un biologo, viene lavorato dai casari professionisti di viale Aldo Moro. Entro un’ora o al massimo un giorno viene messo in vendita. Questi prodotti non hanno un gusto standard: il loro sapore varia a seconda delle stagioni, in conseguenza delle percentuali di grasso nel latte. Dalla clientela, quella più esperta, arrivano poi consigli sul recupero di vecchie ricette. Proprio recependo queste richieste è stato aggiunto agli altri formaggi anche lu casgiu spiattatu, il formaggio a pasta morbida molto comune in Gallura. Sembra uno spot quello che ho appena scritto. Invece cerco di dimostrare che bisogna anche avere fiducia nei produttori e nei consumatori sardi. La difesa dei nostri cibi e delle nostre materie prime passa attraverso la loro consapevolezza e il loro orgoglio.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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