Per cause da accertare è cambiato il codice di avviamento postale di alcuni comuni del Sarcidano, la zona della Sardegna che confina tra il Campidano e la Barbagia, e per l’Inps non è stato possibile accreditare l’importo mensile del Rei, il Reddito di Inclusione, una misura di assistenza e di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, in vigore dal 14 ottobre 2017, decreto che rende operativo un reddito fino a 485 euro al mese. Importo erogato a favore di cittadini poveri e delle loro famiglie. 485 euro sono una cena tra amici per chi se ne infischia della fine del mese; sono qualcosa per chi ha già qualcosa; sono tutto per chi non ha altro che quello. Un’ingiustizia che è ricaduta su chi non ha niente, neppure i mezzi per rivendicarne il diritto in forma privata. Quello di cui dispongono i poveri è lo stato di bisogno che li spoglia dei paludamenti del riserbo, che espone al pubblico la condizione sociale, che mette addosso la colpa di essere povero. La povertà la metti insieme ad altre povertà non per fare una forza, ma per dare coraggio all’umiliazione di dover mettere in piazza la condizione di disagio, per poter reclamare un diritto. Allora vai da amministratori e sindaci ad attivare contatti che ai poveri non sarebbero accessibili, quegli organi preposti che si rimpallano il disguido e che al povero rispondono, ad esempio: si rivolga all’Inps e l’Inps risponde chieda alle poste, e l’ufficio postale che ti rinvia da dove sei venuto, finchè stanco ti scappa di dire vado dai carabinieri. Allora, al di là del vetro che, sovente, segna l’invalicabile confine tra l’indifferenza di un burocrate e i diritti di cittadinanza inevasi, scatta il controllo appena meno superficiale fino a notare che alla pratica mancava solo il clic di invio telematico. Esagerazioni? Chiedete a qualche disoccupato del calvario temporale per la sua indennità. I poveri del Sarcidano hanno anche chiamato la stampa, la televisione, organo che certifica in tempo reale anche il modo di tirare a campare, amplifica la protesta e per questo accelera le risposte. Sì le accelera le soluzioni non perché i diritti vanno erogati con tempestività, ma perché le responsabilità burocratiche non vengano sputtanate troppo, né troppo a lungo. Però niente è gratis, neppure per la povertà. Per i poveri c’è un tributo di identità da pagare. Se non proprio nomi e cognomi almeno le facce. Sì perché la privacy, l’anonimato, sono un lusso direttamente proporzionale al reddito. Invece la povertà è messa in vetrina nella fila alla cassa del market dove è richiesta la carta assistenziale, oppure la faccia da mostrare sullo schermo televisivo per denunciare l’ingiustizia di un diritto negato. Perché oltre alla fatica della povertà vissuta, il suo codice a barre esige anche di doverla esibire.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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