Non è stato ancora reso noto quale sia il reddito minimo per avere diritto ai sentimenti. E’ certo però che 280 euro mensili di invalidità non danno diritto all’esercizio degli affetti. Per questo, probabilmente, è stato facile togliere una figlia di tre mesi a chi è povero, smembrare una famiglia di Quartu, perché i poveri, si deve presumere, non dovrebbero aver elaborato forme erudite di emozione, di amore, perciò dovrebbero essere anche insensibili al dolore, devono aver pensato. A loro, poveri con quasi niente denaro, quindi, può essere tolto un figlio, incuranti della sofferenza, non sappiamo quanto del distacco da parte del neonato dal petto materno, ma di sicuro refrattari a quello, eventuale, arrecato ai genitori.
Sottrazione di un minore che non muta la condizione di indigenza di quel nucleo familiare, ma aggiunge dolore ad una situazione di miseria, di diritti di cittadinanza mai esercitati, di impotenza, umiliazione ed emarginazione definitivi, di presenza dello Stato che punisce levando un figlio anziché fornire i mezzi per sfamarlo, che costerà allo Stato fino a 200 euro al giorno in una casa famiglia, mentre ai genitori, con 20 euro al giorno in più sul loro bilancio, nessuno avrebbe pignorato la figlia.
Analoga vicenda era accaduta nel 2005 a una famiglia di Maracalagonis, allora costretta a vivere in un’abitazione senza acqua corrente, senza neppure un cesso. Anche allora si strappò un figlio ai genitori e non per salvarlo dall’orco cattivo, da una madre snaturata. No, si smembrò una famiglia perché la loro casa non aveva alcuna sembianza con quella del Mulino Bianco. Pur non essendo tutti allenatori di calcio, come ha scritto, scioccamente, il mio amico Stefano Delunas, sindaco di Quartu, che si balocca con luoghi comuni, anziché rispondere alle legittime domande di tanti cittadini, davanti a questi drammi le domande sono legittime e le risposte dovrebbero essere doverose. Dov’erano le istituzioni? Quelle più vicine ai cittadini: il comune, gli enti assistenziali, per intervenire in soccorso di un bisogno estremo, prima che diventasse emergenza sociale. Dove sono gli atti amministrativi? Quelli che dovrebbero saper orientare le scarne voci di spesa, e distinguera la differenza tra tutela della dignità umana e il rifacimento di un marciapiede. E dov’era la coscienza civile di una comunità che guarda e passa oltre? E dov’era la misericordia cristiana che avrebbe dovuto urlare dagli altari per denunciare e impedire la barbarie di una vita da esclusi e l’atrocità di una famiglia mutilata negli affetti e precipitata nel pianto
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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