Ciro Cirillo fa parte della memoria di chi gli anni di piombo li ha vissuti in prima persona. A quei tempi lavoravo in radio (lavoro chiaramente “volontario) e a Teleradio Alghero 101 e mi occupavo, tra le altre cose, del radiogiornale. Era il 1981 quando Cirillo fu rapito dalle Brigate Rosse. Non era un personaggio famosissimo ma era senz’altro famoso all’interno della Democrazia Cristiana. Fu, infatti, Presidente della Regione e assessore ai lavori pubblici, nonché Presidente della commissione che doveva gestire tutti gli appalti del post terremoto in Irpinia, quello del 1980. Fu un rapimento stranissimo che si concluse dopo 89 giorni con la sua liberazione. Erano passati tre anni dal rapimento e la successiva uccisione di Aldo Moro. Con Cirillo andò diversamente. Perché? Molti sospettarono che ci fu un interessamento della camorra e, soprattutto, di Raffaele Cutolo, allora esponente di spicco della Nuova Camorra Organizzata. Si disse che pagarono direttamente il riscatto ai brigatisti. Solo voci, certo, alimentate anche da molti silenzi e probabili coinvolgimenti degli onnipresenti servizi segreti. Egli stesso raccontò al grandissimo e compianto giornalista Giuseppe D’Avanzo di aver affidato la verità su suo rapimento a un memoriale di una quarantina di pagine, consegnato ad un notaio. Ma, successivamente, questa dichiarazione fu smentita dallo stesso Cirillo. Il caso Cirillo fu al centro dell’attenzione dei giornali dell’epoca perché la Democrazia Cristiana, contrariamente a quanto fece per Aldo Moro, trattò. Fu una trattativa serrata che portò al pagamento di un riscatto di quasi un miliardo e cinquecento milioni delle vecchie lire. Una cifra considerevole. Fu un rapimento dai lati oscuri e mai chiariti. Come quelle visite molto sospette di alcuni strani personaggi che incontrarono Cutolo, durante il rapimento, nel carcere di Ascoli Piceno, dove allora il capo della camorra era rinchiuso. Ciro Cirillo è morto il 30 luglio 2017 all’età di 96 anni. Si è portato dietro una buona fetta di storia di questo paese, di storia che, ancora oggi, non riusciamo a comprendere e a mettere doverosamente a fuoco. Però qualche domanda è doveroso farla: perchè ci fu un’apertura alla trattiva? Perchè le brigate rosse, solitamente molto “politiche” nelle scelte, accettarono i miliardi conoscendone, probabilmente, la strana provenienza? Perchè alcune persone entrarono, praticamente indisturbate, all’interno di un carcere per parlare con un detenuto pericolosissimo? E cosa si dissero Cutolo e quelle persone? Perchè, a seguito di questa strana trattativa ufficialmente mai avvenuta, il detenuto Cutolo fu trasferito all’Asinara? A queste domande pochi hanno provato a dare delle risposte. Chiaramente non soddisfacenti. Ci sarebbe da scriverne un libro perchè questa è, davvero, una strana storia.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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