“Per chiunque sia stato a Bali per un certo periodo di tempo, è indubbia la profonda identificazione psicologica degli uomini balinesi con i loro galli (…) Gli uomini balinesi passano un’enorme quantità di tempo coi loro favoriti, istruendoli, nutrendoli, esaminandoli, fissandoli con miscuglio di ammirazione estatica e di concentrazione onirica, mettendoli alla prova l’uno contro l’altro (…)
In un combattimento i galli si attaccano quasi immediatamente sbattendo le ali, spingendo avanti la testa, scalciando in un’esplosione di furia animalesca così pura, così assoluta e, a suo modo, così bella da essere quasi astratta, un’idea platonica dell’odio. Dopo pochi istanti uno o l’altro mette a segno un colpo forte col suo sperone, che si conficca nel corpo della vittima, spesso fino ad ucciderlo”
Questi inarrivabili passaggi scritti da un inarrivabile Clifford Geertz sul combattimento di galli a Bali mi sono esplose in testa due sere fa a Quartu Sant’Elena (mica a Bali), affacciato alla finestra di casa mia mentre osservavo due giovani ragazze fare a cazzotti come i galli, anzi, le galline… Normalmente non mi vengono in testa cose intelligenti e colte e, normalmente, non mi capita spesso di assistere allo spettacolo di due ragazze che fanno a botte. Però è successo.
Ed è successo come una restituzione nervosa di un meditato spettacolo teatrale. Perché è evidente che quando l’odio tracima le stanze dell’animo e si trasferisce al corpo, al tuo corpo che cerca di ferire un altro corpo, è evidente – dicevo – che la ragione sulle cose ha lasciato il posto all’emozione delle cose. Ma è anche altrettanto evidente,almeno in questa esperienza personale, che l’odio della donna mutato in azione verso altra donna è stata “anche” un’orchestrare gesta e parole come in una scena teatrale.
Dove si è mai visto, dico, dove si è mai visto un maschio prendere per i capelli un altro maschio, spingere il suo capo sconfitto a terra, dare colpi ripetuti a terra affinché la stessa assumesse la forma del cranio sbaragliato e annientato e, nel contempo, urlare in modo selvaggio “Perché ti voglio bene! Capisci?? Ti voglio bene!!!”
Ecco… ci sono delicate cose che solo le donne, anche nell’odio, sanno dire.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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