Cosa può aver pensato la pensionata olbiese di 87 anni che, una mattina, si è ritrovata tra le mani una cartella da 4700 euro per l’acqua consumata dal 2007 a oggi? Mettiamo che abbia pensato ai suoi 600 euro di pensione, mormorato “malaitt’e maccos” e sia tornata a fare le sue cose finché, aprendo il rubinetto, si è accorta di non avere più acqua. E nemmeno il contatore, requisito da Abbanoa.
E’ uno dei casi di “pronto intervento sociale” che, da qualche mese, vede protagoniste cinque donne. Luciana, Maria Grazia, Maria Luisa, Anna e Adelaide fanno parte del Movimento cittadini di Olbia-Tempio, un’associazione di “cittadini che tutelano i cittadini” vicina all’associazione ittirese Abbadorzu. Ci incontriamo in un bar, la sede non c’è ancora. Da qualche mese le donne del Movimento hanno deciso di intervenire direttamente per contrastare la valanga di slacci che colpisce gli utenti che la società idrica considera morosi, specialmente se si tratta di persone che ricadono nella fascia debole della società, anziani e disagiati in particolare. Il principio è semplice: l’acqua è un bene pubblico e primario, nessuno ha il diritto di far morire di sete una persona, nemmeno Abbanoa, che pure è una società pubblica e dalla quale ci si aspetterebbe meno arroganza e più attenzione nella valutazione delle cosiddette morosità. Perché non tutti i “morosi” sono furbi, spesso si tratta di persone costrette a vivere con quattro soldi alle quali viene fatta pagare l’acqua allo stesso prezzo del supermanager.
Così, senza attendere i tempi bibici della burocrazia, le cinque donne del Movimento hanno deciso di entrare in azione direttamente. Hanno stilato, firmato e protocollato un documento in Comune, indirizzato al sindaco della città, comperato un contatore e una chiave a pappagallo e riportato l’acqua nella casa della nostra ottuagenaria che, nel frattempo, ha ottenuto da Abbanoa un ottimistico piano di rientro che prevede il pagamento in comode rate fino al 2019.
Non è l’unico caso di riallaccio forzoso di contatori “rimossi abusivamente da Abbanoa – è scritto nel documento indirizzato al sindaco – senza preavviso alcuno e senza averne informato i diretti interessati”. Altra situazione quasi bizzarra è quella di un altro utente con casa in campagna che, una sera, nota alcuni addetti di Abbanoa all’interno della sua proprietà e, pensando che siano intenti alle verifiche dei consumi, rientra in casa. Salvo accorgersi, poco più tardi, di essere rimasto a secco. “Non si sono manco presentati”. Erano lì per portarsi via il contatore. Che, qualche giorno fa, è stato prontamente rimpiazzato dal commando anti Abbanoa.
Sono cinque le operazioni portate a termine finora, altre tre sono già state programmate. Ma il fenomeno si va diffondendo a macchia d’olio, anche perché i casi disperati non mancano; tra essi, quello di un’abitazione lasciata a secco nonostante la presenza di un disabile.
“Per ora agiamo in base al passaparola ma ci stiamo organizzando” mi dice Luciana. Il Movimento gode dell’appoggio di un paio di avvocati che hanno preso a cuore le sorti della battaglia. Perché, ovviamente, niente può essere lasciato al caso quando si attuano iniziative del genere. E c’è già chi effettua donazioni che servono a comprare i nuovi contatori.
Abbanoa è avvisata. Golia fu abbattuto da una fionda. Oggi, potrebbe bastare una chiave inglese. In mano a cinque donne, può fare miracoli.
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