Da qualche parte devo pur cominciare davanti a questa collina di volti che lentamente mi hanno abbandonato. Giovanna, Ciro, Angelo, Angelino, solo per ricordare gli ultimi. E adesso Claudio. Claudio Caboni. Morto di leucemia, morto perché ha difeso il nostro paese da sassarino, morto per la sporca storia dell’uranio impoverito. Non lo so come andrà a finire e sinceramente non mi interessa adesso che anche lui dorme su quella collina sempre più piena di croci. Claudio, oltre ad essere un colonnello della Brigata Sassari era un amico conosciuto nel 1977 quando, insieme a tanti altri, cominciammo a lavorare a Teleradio Alghero 101. Lui è sempre stata una persona pacata e misurata. Conduceva la trasmissione “telerichiesta” dalle 14.00 alle 15.00. La nostra radio, che intendeva essere “diversa” dalle altre, non acconsentiva le famose dediche che tanto andavano di moda a quei tempi, ma solo richieste musicali. Eravamo poveri, nel senso che non avevamo i soldi per acquistare tutti i dischi e in cambio della pubblicità il negozio musicale ci prestava il vinile e ci acconsentiva di registrare le canzoni nelle musicassette. Claudio arrivava alle 13.40 in radio e cominciava a ricevere le telefonate. Ascoltava le richieste e le segnava su un foglio. Difficilmente deludeva il suo ascoltatore. Quasi mai. In meno di dieci minuti riusciva a trovare tutte le canzoni in mezzo alle centinaia di musicassette che, ormai, conosceva a memoria. Io lo invidiavo. Mi occupavo di radiogiornale e conducevo una trasmissione sui cantautori. Roba facile e i dischi erano quasi tutti miei. Mi capitò qualche volta di sostituirlo, soprattutto quando era impegnato perché doveva sostenere degli esami all’università. Chiaramente la mia trasmissione era un pasticcio totale: mediavo e contrattavo le canzoni perché quelle richieste non riuscivo a trovarle. Il mio programma di telerichiesta diventava un’ora di cantautori più o meno accordata tra me l’ascoltatore che continuava a chiedere: “Ma Claudio quando rientra?” Ecco, mi è venuta in mente oggi quella frase guardando la collina e la nuova croce. Claudio poi era sempre con Maria Assunta la sua metà diversa, la sua metà goliardica, la freschezza e la vitalità. Siamo stati compagni di scuola per qualche settimana con Maria Assunta e se qualcuno era triste lei riusciva a farlo sorridere. Come il sorriso di Claudio, aperto, sincero, discreto. Come le parole che accompagnavano le canzoni. Era un presentatore vero, dotato, portato per quel mestiere. Una sera siamo stati a Ittiri per una sfilata di moda: dovevamo presentarla entrambi. Non ci fu storia. Lui pareva Daniele Piombi io, al massimo Alvaro Vitali. Non era il mio mestiere. Non che non fossi serio, anzi, ma ero diversamente serio. Con Claudio, come sempre accade, ci siamo persi di vista, come con tanti di quella bellissima avventura che è stata Teleradio Alghero 101. Lui cominciò a peregrinare tra le caserme del mondo io tra le galere della Sardegna. Ci incontrammo una decina d’anni fa passeggiando per via Simon, nella nostra Alghero. Non erano cambiati lui e Mariassunta. Mi raccontò della sua vita, chiese della mia, sempre con la sua calma e serietà. Ci salutammo con la promessa di ritrovarci, di provare a costruire una serata “vintage” di quello che è stato Teleradio Alghero 101. Non ci siamo più visti. Non sapevo della sua malattia. Ho solo saputo della sua morte. Da qualche parte devo pur finire con le parole perché tanto non servono a molto. Ritorno indietro un attimo, con immagini in bianco e nero dove una scala ripida di legno ci trasportava verso le due sale utilizzate per la regia e trasmissione. In quella di mezzo, subito dopo la scala, a sinistra, c’è Claudio che con le mani tra i dischi e le cassette cerca le canzoni per il suo programma. Arrivo e gli chiedo: “Scusa Claudio, ma l’anno che verrà di Lucio Dalla, che numero è?” Mi guarda e con un sorriso mi porge la musicassetta numero 94. “Dovresti ricordarti almeno i cantautori” aggiunge con quella voce che regala pacatezza. Poi si volta, si siede, apre il microfono e con voce professionale dice: “Buon pomeriggio a tutti da Claudio Caboni e da Teleradio Alghero 101. Eccoci qui, per le vostre telerichieste quotidiane”. Non passavano le dediche nella nostra radio però, maledizione, uno strappo dopo tanti anni lo faccio, a nome di tutta la radio: “Dedichiamo un abbraccio immenso a Claudio Caboni e a Maria Assunta. Teleradio Alghero 101 almeno stasera si sente forte e chiara. Anche dalla collina”.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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