“Poi Milan e Benfica, Milano che fatica” cantava Lucio Dalla. E quella finale tra Milan e Benfica lui, Cesare Maldini, nel 1963 se la giocò e, da capitano, alzò la prima coppa dei Campioni che i rossoneri vincevano. Ad allenare quella squadra un altro mito: Nereo Rocco. Sapere della morte, a 84 anni, di Cesare Maldini è una notizia che ci accompagna nei ricordi. Chi è di fede milanista sa che Cesare e, successivamente, suo figlio Paolo, ha incarnato la famosa “bandiera” sempre meno utilizzata negli ultimi anni. Difficilmente ci sono, oggi, giocatori che si possono riconoscere in una sola squadra. (Totti è, probabilmente, l’ultimo di questa serie). Cesare, dopo l’esordio con la Triestina, passa al Milan dove vinse, appunto, una coppa dei campioni e quattro scudetti. Difensore puro giocò solo quattordici partite in Nazionale disputando un solo mondiale, quello del Cile, nel 1962, dove la Nazionale uscì al primo turno. Divenne poi allenatore: prima al Milan come vice di Nereo Rocco, successivamente in club minori e dal 1980 al 1986 è l’allenatore in seconda di Enzo Bearzot. Nel 1982 c’era anche lui tra quegli azzurri che fecero l’impresa in Spagna. Passa poi alla Nazionale Under-21, con la quale è tre volte consecutive campione europeo. (ci giocavano, tra gli altri Panucci, Vieri, Melli, Buso, Nesta e Totti). Il salto nella Nazionale maggiore avviene nel 1996: durerà solo due anni e abbandonerà dopo i mondiali del 1998 quelli nei quali vincerà la Francia. Continuerà ad allenare e si giocherà un altro mondiale come allenatore del Paraguay nel 2002 dove sarà eliminato dalla Germania. Cesare Maldini, triestino, difensore, uomo d’altri tempi. Uno che il calcio lo capiva. Ne comprendeva l’essenza. Si dice parlasse poco e aveva un bel sorriso. Teo Teocoli ne fece un’imitazione memorabile dalla quale non riuscì più a distaccarsene. Cesare è raccolto tutto nella canzone di Dalla: “Poi Milan e Benfica, Milano che fatica”. A quei tempi le sfide erano un po’ più dure e un po’ più vere. Da bordo campo, adesso, potrà solo osservare quei ragazzi che giocano ancora e provano a divertirsi. Lui c’è riuscito ed è riuscito a far divertire gli altri. Con estrema leggerezza. Cosa non sempre facile.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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