Dicono sia stata la prima Lolita italiana seppure di nazionalità belga. Nata borghese per famiglia e sguardo, per portamento, per bellezza aulica, lontana, avvolgente. Sorriso da malinconia, amori complessi, mal vissuti e mal confezionati. Catherine Spaak è morta all’età di 77 anni perché era da tempo malata. La ricordo giovanissima ne “il Sorpasso” insieme ad un Gassmann magistrale e ricordo la sua canzone “l’esercito del surf” con il refrain stile anni sessanta “noi siamo giovani”, che la lanciò nel campo musicale. Poi divenne la salottiera di Harem, un talk show gentile, suadente, sottovoce. Lei, da vera padrona di casa, provava a farsi raccontare piccole intimità e mescolarle con il suo savoir fare. Catherine Spaak ha camminato a balzelli, fu arrestata per essere scappata con sua figlia nata nel 1962 dall’unione con il suo primo marito Fabrizio Capucci. Con Sabrina non ci parlò più, non riuscì ad instaurare un rapporto sereno. Dietro i lunghi sorrisi si nascondono le ferite della vita. E per lei questa frase è vera, pura, reale. Ha sofferto anche con Johnny Dorelli, con il terzo e l’ultimo marito Vladimiro Tuselli, 18 anni più giovane di lui, quasi a voler ricercare quella Lolita che era stata agli inizi della sua carriera. Ho guardato Harem per molte stagioni, amavo quel suo parlare con l’accento francese, amavo come si muoveva, come ascoltava. E’ stata una buona compagnia per anni ma in lei ho sempre visto una lucentezza opaca, un ossimoro che lei incaranva alla perfezione: sorriso e saudade.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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