Non vi farò l’analisi della situazione geopolitica che precede questi complicati venti di guerra siriani. Neppure il profilo psicologico degli attori, da Trump a Putin, da Erdorgan ad Assad. Perché non si può rispondere sempre ad una propaganda semplificatrice affrontando la complessità delle cose. Le semplificazioni, nel mondo della comunicazione veloce di oggi, corrono. Occorre fare uno sforzo estremo di sintesi. Qualche giorno fa, in questo articolo, https://www.sardegnablogger.it/la-siria-cosi-vicina-cosi-lo…/ scrissi questa frase: “Se la guerra in Siria nasce per indirizzare il mercato e l’afflusso del petrolio e del gas, altrettanto potente sarà la guerra di propaganda nell’Occidente, tendente, sempre e comunque, a convincere la gente della giustezza di quella guerra. Ci diranno che Assad è un criminale, si inventeranno qualche arma chimica, e la guerra proseguirà, a costo di finanziare l’Isis.” Lo scrissi qualche giorno fa. La cosa che colpisce è vedere i nostri marcatori di opinione, quelli sospesi tra sinistra di maniera e avanspettacolo atlantico, pronti a saltare sulla semplificazione: occidente buono, oriente cattivo. Ergo, Assad cattivo, come Gheddafi e Saddam. E mettiamoci dentro anche Putin, dai. E Trump? Ricordate cosa dicevano molti, all’epoca della sua elezione? Ma sì, in fondo è un guascone, un mattacchione amante delle pagliacciate e del wrestling, ma si metterà contro i poteri forti. Qualcuno (parlo di quelli che si posizionano come spirito critico) ne parlava meglio di Obama. Andiamo oltre. In realtà, secondo me, il vero protagonista di questa vicenda è quella gigantesca bolla di gas che si trova sotto il Golfo Persico, così grande da rendere i paesi che ivi si affacciano i più ricchi del pianeta. Scrivevo sempre in quell’articolo, che “Delle complicate vicende siriane, ora che l’esercito sostenuto dai turchi di Erdogan ha conquistato la provincia curda di Afrin, questo ho compreso, principalmente. Che Assad, il dittatore siriano, ha impedito la costruzione di un gasdotto che avrebbe tagliato fuori dal mercato Iran e Russia, e consentito agli Arabi (e al Qatar, ma qui la cosa si ingarbuglia ancora di più e sorvolo), alleati dell’Occidente (nonostante siano i peggiori dell’area mediorientale a proposito di diritti umani) di prelevare e vendere gas dallo stesso enorme giacimento situato sotto il Golfo Persico, con una situazione di mercato vantaggiosa per americani e europei. Eccoti la guerra. Ed eccoti gli schieramenti.”. In pratica, quell’enorme bolla di gas sottomarina muove interessi di mercato enormi. Pensate che ci troviamo di fronte ad una gara pazzesca, perché tutti pescano da quel giacimento ma guadagna di più chi vende meglio, più velocemente e facendo meno strada, alle potenze industrializzate. Così, mentre gli israeliani giocano, nella nostra indifferenza, a sparare ai palestinesi che protestano, un po’ come facevano i nazisti con gli ebrei nei campi di concentramento, ora i nostri “opinion leaders”, quelli che si presentano come alternativi e invece, evidentemente, lo sono molto poco e anzi, sono molto integrati col sistema, si fanno fotografare tappandosi la bocca per protesta contro il gas siriano di Assad, una roba che, francamente, è piuttosto inverosimile sul piano della logica geopolitica, e che temo finirà come la patacca delle armi chimiche di Saddam. https://www.sardegnablogger.it/5-aprile-2004-lammissione-de…/ Anche di questo abbiamo già scritto, della patacca inventata allo scopo di attaccare l’Iraq. Centinaia di milioni di morti e tanti, tanti terroristi indemoniati in più in giro per il pianeta. Roba ordinaria, ormai, le patacche occidentali per scatenare le guerre. L’Occidente persegue le sue guerre post-coloniali per i suoi interessi, e l’opinione pubblica se le beve tutte. Del resto, se Saviano e compagnia protestano contro il governo siriano dalla finestra dei nostri “mainstream”, un motivo ci sarà no? La nostra coscienza è salva, e anche i nostri consumi da consumisti imperterriti.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo.
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