L’ennesimo insulto rivoltante e bavoso a Greta mi ha fatto pensare a un mucchio di anni fa. La rivolta del Sessantotto era complessa. Aveva componenti politico-sociali e politico-generazionali. Queste ultime esercitarono una notevole spinta nella loro spontaneità ribellistica, contribuendo a mettere a nudo le storture del sistema mondiale. Molti giovani dicevano: non crediamo nel vostro mondo e vogliamo rovesciarlo. E altri giovani, in tutte le lingue del marxismo, allora innumerevoli, rispondevano: la divisione storica non è tra giovani e vecchi ma tra ricchi e poveri. Quel sistema mondiale riuscì comunque a assorbire la ribellione. La rivolta di adesso è diversa. La componente politico-generazionale è quella fondamentale. I giovani non dicono di non credere in questo mondo ma che non permetteranno agli anziani di distruggerlo. La loro accusa è brutalmente vera: tu stai per morire e te ne freghi di ciò che verrà dopo, ma io ho una vita da vivere e non sarà il tuo egoismo a impedirmelo. La loro rabbia è immediata, è dettata da impulsi e bisogni concreti. Somiglia agli assalti ai forni del pane da parte di un popolo affamato, situazione che in ogni tempo i potenti hanno sempre temuto. E ora i potenti si dividono in due categorie. Una, a proposito di forni del pane, è molto simile a quella del manzoniano Antonio Ferrer, gran cancelliere spagnolo di Milano nel Seicento, che attorniato nella carrozza dalla folla di affamati, a loro prometteva in italiano pane e giustizia e a mezza voce, nella lingua dei dominatori, incitava il suo cocchiere: “Adelante, Pedro, si puedes… adelante con juicio”. E quindi abbiamo folle di potenti che si affannano a dare ragione ai giovani , magari promettendo per tutti roba tipo le auto elettriche, da alimentare con una energia prodotta in massima parte da fonti non rinnovabili ma che fanno tanto trend in questi anni in cui va di moda l’ecologismo. L’altra categoria è quella di chi istintivamente vede in questa ribellione un pericolo mortale per i propri privilegi, il vecchio ricco che si vede sbattere in faccia il proprio egoismo dai figli e dai nipotini che credeva di avere tacitato con qualche regalia. E reagisce con rabbia, arrivando persino a sputare veleno su una ragazzina che sta assumendo uno straordinario significato simbolico, un ruolo che lei cavalca con leggera e travolgente spontaneità che ricorda la idealizzazione popolare di Giovanna D’Arco. Come andrà a finire? Forse scopriremo che anche questa ribellione fa parte di una “moda”. O forse anche noi vecchi faremo in tempo a vedere che questi ragazzi sono il vero popolo che fa giustizia del populismo, invenzione dei potenti per incanalare la rabbia verso esiti per loro innocui.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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