Il non sapere riconoscere le cause di un problema porta sempre a conclusioni sbagliate, di conseguenza sbagliati saranno i rimedi, se non peggio del danno.
E questa storia dell’abusivismo edilizio, di errori, di ignoranza e di arroganza, ne ha mostrati sin troppi. Specie qua in Sardegna, dove si è mostrato nella sua forma più deleteria. Sono anni che sento piccoli e grandi impresari edili, manovali e muratori lamentarsi del fatto che sia stata una semplice legge che impedisce di edificare entro un tot di metri dal mare a bloccare quella che, molto erroneamente ancora una volta, qualcuno si ostina a chiamare “economia trainante”. L’edilizia nell’isola non ha mai superato il 7% del prodotto interno regionale, nei suoi momenti di maggior splendore, trainante quindi “manco pe’gnente“. Un settore che ha una sua importanza, ma anche tante colpe, in ogni caso non di certo trainante o vitale per la nostra economia. Crea un po’ di indotto, ci sta, ma ha creato anche molto altro.
Le seconde case, viste nell’immaginario collettivo come “bene rifugio”, nella nostra regione hanno superato quota 600mila, stiamo parlando di case inabitate, invendute e sfitte per buona parte dell’anno. I restanti mesi che le vedono abitate e vissute sono in prevalenza mesi “neri”, perché una casa che non esiste (per il Catasto) non esiste nemmeno per il Fisco. I paesi costieri i più colpiti, ma basterebbe farsi una passeggiata per i loro centri storici e non solo, anche in periferia e nell’interno, non sarà difficile vedere stabili, spesso antichi e storici, abbandonati all’incuria, una decadenza che ferisce quando poi le si notano a fianco ville in stile costiero o fabbricati di davvero dubbio gusto. Ma l’idea che la casa sia sempre “frutto di sacrifici” quella resta, nessuno va a vedere se chi ha fabbricato l’abuso non abbia già una casa, sua, dove vive e dalla quale decide di lucrare sull’altra, se non ne possegga altre venti, di “seconde case”. Tolti quel migliaio di abusivi che la casa se la sono costruita davvero per esigenze abitative loro, il resto è solo un evidente tentativo di lucro, una speculazione che, come tale, può andare bene ma potrebbe anche andare male e, siccome costruire senza autorizzazioni e licenze è reato anche senza le “leggi di Soru” (esisteva già da prima un codice al quale nessuno ha fatto o fa caso, si chiama Codice Urbani e fu la destra di governo a renderlo Legge dello Stato), che finisca male ha molte più probabilità.
Costruire in nero, affittare e possibilmente vendere in nero non è certo costruirsi un futuro, di sicuro non roseo ne’ tantomeno felice. E’, come dicevo, un reato, anche se l’attuazione di determinati “condoni” ha portato la pubblica opinione di chi opera o operava nel settore edile, a pensare che fosse, come dire, un peccatuccio veniale e non peccato grave. A nulla valsero neppure le avvertenze e le raccomandazioni di chi diceva che anche con i Piani Casa, si poteva incorrere in procedimenti penali e sanzioni, ma nulla, “tanto ci sarà il condono” si ripetevano convinti, così come convinti, oggi, aspettano ancora a Marzo per il prossimo piano casa, mentre ne tirano su due o tre, di piani mansarde ed attici che serviranno soltanto ad allargare l’errore ed il disagio. Sono leggi del mercato, del resto, più di quelle della politica, a decidere. Chi ha abusato ha leso, per primi, i possessori di case regolarmente edificate, che si vedono calare il prezzo della loro abitazione per via della bolla, più offerta che domanda, che si sta formando ed a breve scoppierà. Ma la colpa è sempre di “altri”, come al solito.
Fa comodo pensarla così, ma chi la pensa così, a parte qualche sprovveduto commentatore che non nasconde nemmeno le minacce o le intimidazioni al sindaco di turno e ai suoi assessori quando questi sono “ligi al dovere”, cioè fanno esattamente quello che la legge impone di fare agli amministratori. Chi la pensa così, dicevo, solitamente si sente autorizzato a gesti e atti ancora più gravi, vigliacchi ed arroganti, si è arrivati alle bombe e alle fucilate in troppi centri, alle teste di animali morti appese agli usci. Acquisendosi una ragione che non ha, che non può avere e dimostrare e quindi gioca nella vigliaccheria dell’anonimato, nell’offesa da dietro al muretto, nel coinvolgere spesso persone che non c’entrano nulla in questi atti di terrorismo, altro che l’Isis preoccupano certi atteggiamenti! La confusione però è grande e generale, uno Stato che scrive le leggi e poi ci passa sopra con un condono, un perdono a suon di dollari che non a tutti i reati è concesso, basti vedere cosa tutto si accaparra, ogni giorno, un’agenzia come Equitalia oppure vedere chi e perché riempie le patrie e stracolme galere. Non si è condonato il piccolo reato, costretto dall’indigenza e dall’impossibilità di un reddito, no, si è condonato chi trasforma il territorio in cimiteri di cemento e tegole, di prati inglesi e piscine, di desolazione e solitudine, luoghi non più fruibili da tutti perché occupati da costruzioni inutili e da inutili strascichi al loro abuso. Interi villaggi sul mare, pezzi di agro e campagna irrimediabilmente e malamente urbanizzati senza urbanizzazioni, nemmeno quelle necessarie. Case costruite con criteri e materiali spesso scadenti, che occupano le fasce più basse degli indici di risparmio energetico e coibentazione, mentre i paesi muoiono, si vive due mesi all’anno e poi si chiude ma i restanti 10 mesi, a quanto pare, non bastano a riflettere sui come e sui perché, non basteranno mai, ché di assumersi le proprie responsabilità il sardo non è più capace. Eppure non ci sarebbe bisogno di tanta analisi o riflessioni, se si volessero capire i perché ed affrontare questa crisi del comparto con sostenibilità, intelligenza ma soprattutto buon senso. Per cinque lunghi anni avete avuto ( e ci avete fatto sorbire) al governo uno che prometteva di “rimettere in moto le betoniere” e di avere il cofano sempre pronto con “cazzuole, frattazzi e caldarelle” , degno discepolo di quell’altro, che prometteva 1 milione di posti di lavoro e tutti ricchi, eppure siamo più poveri del 2004/2009 oggi, siamo tutti più poveri e l’edilizia non è decollata lo stesso, perché senza acquirenti i prodotti ti restano sul banco, le case sul territorio.
I nostri paesi muoiono perché gli avete straziato l’anima, ne avete lasciato morire la parte pulsante, vitale e questo sta succedendo anche nelle città. Sfuggire alla routine, allo stress dell’abitato portandosi la città in campagna o sul mare non ha risolto nulla, se non creare due cimiteri, uno dentro e uno fuori le mura. Nessuno stette ad ascoltare cosa si proponeva come alternativa, per evitare questo danno dell’abusivismo selvaggio sino all’osso, nessuno credette allora che solo di ristrutturazioni e di adattamento ai canoni standard di abitabilità e consumo energetico, il settore edile avrebbe potuto risollevarsi insieme a quei centri. Nessuno voleva stare a sentire, la pancia dettava legge ed ancora sembra dettarne, una pancia che nessuno voleva vuota ed oggi lesina il pezzo di pane, le briciole ed ancora lo fa ai piedi di una politica che una cosa di certo l’ha imparata, il come lasciare ad altri la pistola fumante in mano. E lo stolto si sa, guarda sempre il dito e mai la luna quando gliela indicano, se la prende con chi gli dicono di prendersela anche quando è solo con se stesso, che dovrebbe essere adirato, con chi gli ha fatto credere che tutto si perdona, quando si tratta di mattoni. Con chi gli ha raccontato che le speculazioni vanno sempre a buon fine e poi lo ha fatto fallire.
A mènzus bìdere, a n’de ìder mènzus!
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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