A parte la solita merda dei commenti e sui commenti e sulle ipotesi che facciamo tutti sulle tragedie degli altri, e dei soliti sciacalli e degli ipocriti ripieni di malanimo che hanno l’occasione per far riuscire il fetore cerebrale dalle loro labbra. Che vuol dire crepare? Che vuol dire crepare cadendo da un gommone o da una zattera?
Cadere in acqua vuol dire non avere più un piede di appoggio e vale anche per chi va in piscina e porta il bambino obeso in piscina per venti …minuti a settimana: non è acqua calda, non sono onde della riva dei quadri e delle onde meravigliose dei romanzi e delle poesie e nemmeno quelle orrorifiche del sublime preromantico. Sono onde sorde: lame taglienti, gelate e piene di fuoco quando arrivano alle costole e alle orecchie e se sono onde di risacca della nave che affonda, rollano, piccole, ma bastarde e ti sfiancano e bastano 40 secondi per innalzare la soglia aerobica di una persona sana, nutrita e in buona salute. Cadere dal barcone e non vedere la riva, comporta la perdita dei riferimenti geografici: sud, est, ovest, non esistono più e il nord precipita nell’abisso oscuro.
Cadere in acqua vuol dire bere sale, e sentire i polmoni che si riempono e hai subito l’istinto di urlare e quindi entra tutta l’acqua, e hai il blocco, hai immediatamente dieci kg di pressione tra ugola e piloro: cerchi di annaspare con le mani, ma non hai appigli. Chiami la mamma, ma non risponde e la chiami in tutta la lingue: non ci sono più musulmani e cristiani e atei, come nel fronte della prima guerra; quando si sputa sangue o si bestemmia o si chiama la madre. E poi venti secondi così e si va in anossia e i neuroni cominciano a bruciarsi e poi, la calma. E questa è la morte più fortunata, perché puoi avere la disgrazia di un relitto di un cadavere, del cadavere di tuo padre o di tuo fratello, o un suo troncone che perde pezzi e mangiato con occhi e parti molli dai simpatici pesciolini da acquario. E rimani così e cerchi di barattare calore ed energia con secondi, ma è solo una condanna a morte rimandata, e allora vivi una anticipazione dell’inferno, tra il ghiaccio e la perdita di sensibilità e polmonite invalidante o nel mattino successivo nella morte di sete. Bruciato e mangiato e poi divorato.
A voi non ne frega niente se sono immigrati o no, o clandestini o no: voi sorridereste in modo amaro anche per la morte del vostro vicino di casa: voi siete pericolosi. Buono a sapersi chi siete, si saprà da chi guardarsi le spalle dalle disgrazie.
E quando poi sono settecento, non si hanno parole… non si sa che dire, si può solo provare indegnamente una piccola immedesimazione.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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