di Fiorenzo Caterini
Ora sto per partire, sto per prendere questo barcone.
Presto saprò quale sarà il mio destino.
Ma ora sto per partire, e ho paura.
E’ normale. In mezzo al mare muore tanta gente.
Ma io non dovrei aver paura, perché non me lo posso permettere.
Quello che sto andando a fare non contempla la paura perché, a quanto pare, è molto rischioso.
Non so, neppure, cosa di preciso andrò a fare laggiù, che compiti mi assegneranno, quali mansioni mi attendono. Io cercavo solo da lavorare, e quella gente mi ha spedito qui.
Non so ancora di che si tratta, precisamente, ma tutto, tutto quello che farò in quella terra straniera, necessita di coraggio. Attraversare il mare è solo la barriera che ha un unico scopo: dimostrare di aver il coraggio necessario per stare in quella terra lontana, così diversa e così ostile.
In fin dei conti ancora non ho capito se la mia è stata una scelta, o una costrizione.
Non ho trovato altro modo, per vivere, che andare lontano. Non ho trovato lavoro. Qua la vita è dura, e il lavoro scarseggia.
Eppure, qualcuno sottovoce mi ha detto che il lavoro che mi hanno promesso laggiù, forse, non è del tutto lecito. Ma io spero che non sia così.
E mi hanno anche detto che laggiù la gente ci odia, non ci può vedere.
Odia la nostra pelle e la nostra religione, principalmente. E dicono che, a loro volta, sono costretti a cercarsi un lavoro, addirittura ad emigrare.
Eppure io vado in pace. Proverò a fargli capire, a quella gente così diversa da noi, che siamo in pace, e vogliamo contribuire al loro benessere onestamente.
Dicono che ci arricchiamo alle loro spalle, ma non è vero.
Io vado là solo per lavorare, e vado in pace.
Ora sono in mezzo al mare, e le sponde della nostra terra sono ormai lontane.
Tra un po’ saprò quale cosa mi aspetta là, a quale compito quelle persone hanno deciso di assegnarmi.
La terra si avvicina, per fortuna.
Sbarchiamo. Il viaggio è andato bene.
Ecco, vengono a prenderci al posto convenuto.
Sono dei nostri, gente delle nostre parti. Gente potente mandata da gente importante.
Attenzione, però. Si avvicina minaccioso uno di loro. Si è uno di loro, perché ha un abito diverso dal mio, parla con un accento strano e, soprattutto, ha un colore della pelle diverso dal mio.
Mi guarda con ostilità, lo sento.
Parla. E’ gelido, tagliente come una lametta.
Perché non ve ne andate? Perché non la smettete di impoverirci? La vostra presenza è sgradita, per colpa vostra il nostro popolo soffre la miseria. Tornatevene a casa vostra, per favore.
Sento tutto il suo odio penetrarmi.
Eppure.
Io ero convinto di essere venuto in Africa per portare la pace, la democrazia, lo sviluppo. Così mi avevano detto.
Mi hanno messo una specie di divisa e un fucile in mano, e mi hanno mandato a fare la guardia ai pozzi di petrolio, alle miniere di diamanti, ai campi di cacao e caffè, mentre loro, gli africani, lavorano come schiavi, in condizioni disumane. Quelli che riescono a trovare lavoro. La maggior parte sono rimasti senza terra, non trovano lavoro, e sono costretti ad emigrare.
Gli abbiamo portato via tutto per gonfiare le nostre banche.
Credo di essere un vigilante, una guardia privata, ma la gente del posto mi chiama, con disprezzo, mercenario.
Io cercavo solo un lavoro.
Che ci faccio io qui?
Che ci facciamo, noi, qui?
…
(La vera domanda, alla quale dobbiamo rispondere, per capire quello che sta succedendo, per capire perché centinaia di persone rischiano la vita per fuggire, e muoiono affogate, non è “perché loro vengono qui”, ma, piuttosto, “perché noi andiamo lì”).
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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