Un allenatore di calcio che si dimette è senza dubbio una notizia. Lo ha fatto Cesare Prandelli lasciando la panchina della Fiorentina perché “in questi mesi è cresciuta dentro di me un’ombra che ha cambiato anche il mio modo di vedere le cose” aggiungendo: “Sono consapevole che la mia carriera di allenatore possa finire qui, ma non ho rimpianti e non voglio averne. Probabilmente questo mondo di cui ho fatto parte per tutta la mia vita, non fa più per me e non mi ci riconosco più. Sicuramente sarò cambiato io e il mondo va più veloce di quanto pensassi. Per questo credo che adesso sia arrivato il momento di non farmi più trascinare da questa velocità e di fermarmi per ritrovare chi veramente sono”. Che dire? Prandelli ci aveva abituato alle dimissioni. Lo aveva fatto nel 2004, abbandonando la Roma a causa di una grave malattia della moglie. Un allenatore, secondo alcuni, è come un capitano di una nave: non abbandona mai. In realtà le cose sono più complicate e soprattutto oggi molti non mollano perché se esonerati continuano a percepire un lauto ingaggio che si aggira, nei top club, in svariati milioni di euro. Prandelli, invece, ha riflettuto, ha constatato che qualcosa si era rotto e ha deciso di scendere dalla nave quando era ferma in porto. Senza neppure troppa enfasi e lasciando ad una lettera (altro vezzo risorgimentale e romantico) le ragioni del gesto. Forse sono anche io all’antica, anche io ritengo che questo calcio non fa più per me. Chissà. Mi sono quasi commosso per la decisione di una persona che ho sempre apprezzato per la sua pacatezza e mi è piaciuto particolarmente quando ha ammesso che la sua carriera può considerarsi finita. A volte serve il coraggio di amare le sconfitte. Chapeu!
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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