Dal finestrino dell’aereo vedo avvicinarsi la costa sarda, illuminata da una luce assoluta. Indosso ancora il giubbotto che mi ha protetto dalle pioggerelle e dai venti gelidi del maggio londinese. Il Boeing s’inclina e vira verso sinistra, sotto di me Alghero, una spiaggia, una chiazza turchese di mare, raggi accecanti di sole filtrano dagli oblò innescando ampi sorrisi sui volti dei passeggeri. Due ore e venti minuti di volo. I toni grigi e i cieli lividi di Londra sostituiti in un lampo dalla dimensione Sardegna. Penso: “La mia vacanza è finita”. Poi ci ripenso: “No, la vacanza inizia adesso”. Quando sbuco fuori, mi ritrovo catapultato dentro un’estate piena. Mi sento ridicolo così imbacuccato, mi levo il giubbotto sulla scaletta e me lo annodo in vita. Aria di casa. Ci starebbero la spiaggia ed un tuffo. Io ho paura dell’aereo (non che l’aereo mi aggredisca: ho paura di volare) e durante il viaggio sono sempre molto teso. Appena slaccio le cinture, ritrovata la serenità, ho sempre urgente bisogno di orinare. La vescica, da un momento all’altro, sembra pronta ad esplodere. Non devo essere il solo a soffrire di questo disturbo: un folto gruppo di inglesi dalla carnagione bianchiccia avanza verso i servizi igienici, si capisce dallo scintillare degli occhi che la dimensione Sardegna è già penetrata nelle loro vene. L’antica porta in legno marrone, tutta sgangherata, sfrega per terra e bisogna usare le maniere forti per aprirla. Nel gabinetto manca la carta igienica, i water sono privi della tavoletta e così minuscoli che forse solo uno gnomo ci si potrebbe sedere, il getto d’aria calda per asciugarsi le mani è in sciopero e non ci sono neppure le salviette, l’impressione di trascuratezza mi provoca un sussulto di indignazione. Anche gli inglesi sono disgustati. Ah, le scintillanti toilette di Stansted e Barajas! Ogni volta che passo dall’aeroporto di Fertilia, mi chiedo: possibile non ci renda conto che bastano questi dettagli per rovinare il primo e meraviglioso impatto col paradiso Sardegna? Quanti soldi ci vorranno per sostituire queste vecchie latrine con servizi decorosi? Oramai rassegnato, smetto di chiedermelo. Anzi, cesso di chiedermelo.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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