Il problema sono le patatine. Certo, siamo alla soglia di una guerra nucleare, in Turchia con la democrazia hanno scelto la tirannia, da noi si discetta sulla dialettica all’interno dei cinque stelle ma dall’altra parte del mondo hanno un problema davvero singolare. Le patatine. Accade in Giappone, paese all’avanguardia per moltissime cose ma, causa tre tifoni nell’ultimo anno che ha distrutto l’80% della produzione delle patate, oggi i giapponesi sono letteralmente in ginocchio: nei supermercati non ci sono più le patatine. Attacchi di follia isterica sui social network, vendite all’asta su e-bay di pacchetti di patatine che sono arrivati a costare anche 11 euro, crollo in borsa della multinazionale che gestisce il business di proprietà della pepsi-cola. Un disastro. La soluzione non è semplice anche perché i giapponesi utilizzano quasi esclusivamente prodotti della loro terra ed essendo in agricoltura piuttosto autarchici non sono consentite importazioni di ortaggi, patate comprese. Ho immaginato, ma solo per un attimo, cosa potrebbe succedere in Italia se mancassero gli spaghetti. Credo nascerebbe una piccola tragedia o, come prevedibile, gli italiani troverebbero alternativi i fusilli e le mezze penne? Probabilmente si, essendo molto più creativi dei giapponesi che vivono giorni di disperazione. In un mondo globalizzato dipendere solo da se stessi può portare a terribili conseguenze. Lo dico davanti ad un bel pacco di patatine fragranti e con un mezzo sorriso. Le patatine sono buone ma, suvvia, non sono tutto.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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