Son cresciuto con Popoff, i quarantaquattro gatti sempre in fila per tre con il resto di due, Richetto e il Mago Zurlì. Sono stati per anni le mie grandi certezze: ero convinto che il Mago Zurlì fosse davvero un mago e che Richetto fosse davvero un bambino che non riuscisse ad andare oltre la seconda elementare. Che ci volete fare, quelli erano i miei tempi, senza cellulari e con pochissima televisione. Uno degli eventi davvero importanti era rappresentato dallo zecchino d’oro: una sorta di Sanremo per piccoli, con tanto di coro, di bambini vocianti e a volte stonati e lui, il padrone di casa, sempre sorridente, sempre pronto a mettere tutti d’accordo: il mago Zurlì. L’ho amato intensamente insieme a Richetto e a Topo Gigio (ma cosa mi dici mmmmaiiii) e sono cresciuto con loro. Anzi, a dire il vero sono stati la grande icona della mia infanzia dolce e abbastanza felice passata tra lo scambio delle figurine, (ce l’ho, mi manca) a palline (pola, ci sto) palla avvelenata e mago Zurlì. Poi da grande (perché prima o poi si diventa grandi) ho scoperto che quel signore vestito con una calzamaglia improbabile si chiamava Cino Tortorella ed era una persona normale: a suo modo un artista, un grande artista che amava moltissimo il suo mestiere. Non riuscì a cancellare la vecchia maschera del mago. Anche quando provò a presentare lo zecchino d’oro senza la mantella azzurra era, almeno per me, il mitico e immenso Mago Zurli. Ho saputo che Tortorella oggi è scomparso. Il 27 giugno avrebbe compiuto novant’anni. Ho capito (e l’ho capito da grande) che le favole non hanno mai fine: Cino Tortorella è morto ma non il Mago Zurlì. Lui non può morire. Non possiamo permettercelo noi che abbiamo intorno a sessant’anni: rischieremo di diventare grandi. E non è il caso. Ciao grande Cino e grazie per i quarantaquattro gatti in fila per tre con il resto di due, Popoff, il caffè della Peppina e Richetto mai andato oltre la seconda elementare.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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