È inebriante prendere l’aereo che ti porta da Eindhoven—la città della Philips e del PSV—direttamente ad Alghero.
Senza passare per l’Italia: Milano o Roma che sia.
Non è solo il tempo che risparmi—e sono molte ore—è soprattutto quella sensazione meravigliosa di essere collegati direttamente al resto del mondo—scusate: il mondo civile—senza passare per l’Italia.
Senza dover pagare quel dazio ingiusto in termini di tempo, di quattrini e di dignità.
Senza dover aspettare ore per il prossimo aereo e accettare tutto questo come lo scotto inevitabile che deve pagare un sardo che voglia essere in contatto con il resto del mondo.
Quel volo diretto di Ryanair ti fa dimenticare che la Sardegna è periferia dell’Italia.
O meglio, ti fa capire che la perifericita della Sardegna è solo il risultato della sua perifericità politica.
La Sardegna è un’isola.
Anche la Gran Bretagna è un’isola
E allora?
E allora un’isola sta in mezzo al mare e il mare non isola.
Pensate alla Gran Bretagna, che i mari e gli oceani li ha dominati per secoli e ha creato un impero mondiale grazie alle sue navi che dominavano il mare.
“Rule Britannia, Britannia rules the waves!”
I problemi della Sardegna non vengono dal suo essere isola, ma dal suo essere periferia di uno stato come quello italiano: forte con i deboli e deboli con i forti.
I problemi della Sardegna nascono dal fatto che l’Italia seleziona—atraverso la sua scuola e i suoi mass media e i suoi partiti politici e attraverso tante altre cose ancora meno confessabili—la classe dirigente sarda.
Ah, pensavate di selezionarla voi, attraverso le elezioni democratiche?
A parte il fatto che i politici costituiscono solo la punta dell’iceberg della classe dirigente, Ugo Cappellacci, l’avete scelto voi come candidato di Berlusconi?
E Pigliaru?
Gli iscritti al Partito Democratico—scusate le parolaccia—avevano scelto Francesca “Benzina” Barracciu, si, quella che si fa i selfie con gli sbronzi di Riace tanto per far vedere a cosa serve un sottosegretario sardo.
La classe dirigente sarda è lì perché ai sardi non bisogna far sapere che l’Olanda, per esempio, è a meno di due ore di volo dalla Sardegna: basta volerlo!
Perché non bisogna far sapere che Marsiglia è più vicina a Porto Torres di Genova.
E Milano più lontana di Barcellona.
E che la Tunisia è lì, più vicina ancora della Sicilia e molto più vicina a Cagliari di Civitavecchia e Roma.
La classe dirigente sarda—compreso il farmacista e il padrone del supermercato—sono lì perché voi a scuola non avete imparato nemmeno la geografia della Sardegna.
Nella scuola italiana non insegnano che la Sardegna è al centro del Mediterraneo occidentale e che solo la storia—cioè l’operato degli uomini—l’hanno resa periferica.
Figuriamoci se insegnano la lingua—Assessore Firinu, se ci sei, batti un colpo!—la storia e la cultura della Sardegna.
In questa cazzo di terra, se vuoi essere letto, devi scrivere nella lingua di chi, la Sardegna, l’ha ridotta a una terra del cazzo.
Anche il monolinguismo isterico degli italiani serve a impedire ai sudditi di scoprire che là fuori, c’è tutto un mondo.
Tutto il mondo, a dire la verità.
È interesse della classe dirigente sarda, che i sardi non sappiano che il mondo è lì, a poche ore dalle nostre coste.
Quel mondo con cui si potrebbero contrattare degli scambi più vantaggiosi di quelli che i sardi oggi hanno con Roma e Milano.
E non è loro interesse, perché sono stati selezionati sulla base della loro capacità di rappresentare l’Italia e i suoi interessi in Sardegna.
Se mettete in discussione gli interessi italiani, mettete in discussione tutti quelli che in Sardegna, da questa situazione di marginalità, ci campano.
Spesso alla grande, ma c’è anche chi si accontenta delle briciole.
La Sardegna è periferia soltanto perché all’Italia sta bene così e quindi deve star bene anche a chi in Sardegna ha una posizione dirigente, in un modo o nell’altro.
Pensare per esempio al fatto che la scuola italiana insegna l’inglese in modo tale che nessuno l’impara.
No, non pensate a un complotto: non ce n’è bisogno.
Chiedetevi soltanto a chi fa comodo non cambiare una situazione in cui i sardi non possono comunicare direttamente con gente di altri paesi che non sia l’Italia.
Pensate a cosa vuol dire non potersi informare su come vanno le cose nel mondo, lì, nel mondo stesso-
I sardi possono informarsi soltanto attraverso i media italiani.
Ecco a cosa serve il monolinguismo in italiano scarciofato di Sardegna—“Ma i sardi parlano perfettamente l’Italiano!”—e non conoscere la geografia e non conoscere la storia.
Ecco perché hanno nascosto i giganti di Monti de Prama per 40 anni: per non mettere in discussione la “naturale” perifericità della Sardegna.
Quella spacciata come tale da Lilliu.
La perifericità della Sardegna, l’ha creata l’Atlante De Agostini … e tutto quello che De Agostini rappresenta.
Cioè l’industria culturale italiana.
La stessa che fornisce il materiale didattico in base al quale viene selezionata la classe dirigente sarda.
La Sardegna è periferia dell’Italia, ma non del mondo.
È ora di liberarci da una classe dirigente che da questa situazione perversa ricava quattrini, potere e prestigio.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
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