Cinque anni fa scrissi questo articolo. Non è cambiato niente, da allora, da quella tragica strage dove morirono centinaia di palestinesi, tra cui decine di bambini innocenti. Anzi, la nuova strage israeliana di questi giorni, forse, ci ha reso ancora più assuefatti, più indifferenti, più ipocriti.
Narra la leggenda che gli indios abitanti dell’isola di Cuba, una delle prime ad essere invase dai conquistadores, una volta che si videro perduti, impotenti di fronte alle corazze, ai cavalli, alle armi da fuoco dei feroci spagnoli, presero una decisione unanime. Si affacciarono nel grande dirupo e si uccisero, sfracellandosi nel greto del fiume sottostante. Evitarono così la macelleria degli uomini, la schiavitù dei bambini, lo stupro delle donne, il vaiolo, le umiliazioni, la prigionia. Morirono dignitosamente. Da allora quel dirupo, che si trova a Baracoa, nel sud dell’isola, viene chiamato Yumurì, dal grido degli indios rivolto agli accorrenti soldati spagnoli, un attimo prima di gettarsi nel vuoto. Io morirò. Alcuni secoli dopo, le cose cambiarono, e i nativi del Nord America ingaggiarono un duraturo confronto bellico contro gli inglesi, meglio armati ed equipaggiati. Una storia fatta non solo di massacri, ma anche di inganni, di accordi fatti e disfatti unilateralmente, di sterminio dei bisonti in quanto unica fonte di sussistenza delle popolazioni locali. Sappiamo tutti com’è andata a finire e il triste destino dei pellerossa, confinati nelle riserve e condannati, per campare, ad essere la pantomima di loro stessi. Una sorte non dissimile capitò agli aborigeni australiani. E’ la lunga, lunghissima storia del colonialismo europeo, fatto di massacri, inganni, soprusi, stragi alle popolazioni civili, spesso inermi, al fine di sfruttarne la manodopera e le risorse. Per non parlare dell’Africa e degli orrori della schiavitù prima e delle guerre coloniali poi. E tutto lo sfruttamento economico del post-colonialismo. Eppure fino a pochi anni fa, l’iconografia di queste popolazioni devastate dal colonialismo europeo, li dipingeva come aggressori, come carnefici anziché vittime. Pensate ai film americani: non è da tanto tempo che hanno smesso di dipingere i pellerossa, le ombre rosse, come coloro che aggredivano i buoni, i coloni americani. Come scrisse Levi-Strauss, li abbiamo rivalutati quando hanno smesso di farci paura. Oggi qualcuno si chiede com’è possibile che, di fronte ad una carneficina come quella di civili inermi alla quale stiamo assistendo in Palestina, il mondo continui a far finta di niente o addirittura a difenderli di fronte all’evidenza. Com’è possibile che di fronte alle Nazioni Unite, ai grandi gendarmi della terra, alle corti internazionali, ai media, all’opinione pubblica del mondo, si continui impunemente a massacrare civili inermi che non hanno nessuna possibilità di difendersi. La risposta è nella nostra tragica storia. E’ tutta lì la risposta, è in quel farsi la guerra per secoli, fino alle carneficine del secolo scorso, e ad un modello di rapina delle risorse che abbiamo finito per esportare nel resto del mondo. L’Europa e l’Occidente non hanno esportato la democrazia, hanno esportato la guerra, sempre e comunque. E anche stavolta hanno armato la mano di Israele. Sopra le nostre teste vi è un tale intreccio di interessi strategici, economici e nazionali, tra Israele e l’Occidente, che non ci deve meravigliare se i media occidentali mettano in prima pagina i razzi (razzi, non missili) sparati da Hamas, oserei dire, per disperazione, razzi che hanno, forse, grattato via un po’ di intonaco, piuttosto che le centinaia di morti, di civili, donne e bambini, la distruzione, la disperazione, le macerie di Gaza. Razzi sparati, e questo viene vergognosamente omesso, dopo che la strage era già cominciata. Non troverete tutto ciò nelle notizie e nelle immagini della TV, rigorosamente occultate. Le decine di morti del conteggio attuale, lasciano il posto a immagini sfocate, un po’ di macerie, un po’ di esplosioni al buio. Il linguaggio dei media occidentali è impersonale, vago. Sono “rimasti” uccisi dei civili, a causa della “reazione” israeliana. Con una acrobazia degna di migliore impiego, i media occidentali invertono i rapporti di causa ed effetto. Così i profughi palestinesi ammassati dietro il muro, sottoposti a costanti violenze ed ingiustizie, e alla quale è stato tolto tutto, ad incominciare da una vita degna di questo nome ed un futuro, vengono dipinti come degli aggressori. E’ ormai diventato un circolo vizioso difficile da spezzare. Continue angherie ed ingiustizie contro i palestinesi. Al primo cedimento, alla prima reazione, parte la strage. Mi hai provocato, e reagisco. E tutti i media occidentali dietro questa colossale bufala. In realtà agli israeliani non interessa la pace. A loro interessa solo una cosa: fare lo stato di Israele. Un unico stato, esclusivo. Hanno risorse e mezzi, hanno diplomazie sparse per il mondo, condividono interessi con la parte ricca e forte dell’Occidente. Lo hanno detto chiaramente. Andranno avanti e nulla potrà fermarli. E il mondo sta a guardare. Rimproverando, ai palestinesi, di non porgere l’ennesima guancia, di non fare come gli indios amerindi di fronte ai conquistadores spagnoli. Yumurì.
Fiorenzo Caterini, cagliaritano classe '65. Scrittore, antropologo e ambientalista, è studioso di storia, natura e cultura della Sardegna. Ispettore del Corpo Forestale, escursionista e amante degli sport all'aria aperta (è stato più volte campione sardo di triathlon), è contro ogni forma di etnocentrismo e barriera culturale. Ha scritto "Colpi di Scure e Sensi di Colpa", sulla storia del disboscamento della Sardegna, e "La Mano Destra della Storia", sul problema storiografico sardo. Il suo ultimo libro è invece un romanzo a sfondo neuroscientifico, "La notte in fondo al mare".
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