Hanno fatto una galleria commerciale semicoperta, proprio in Piazza Garibaldi, davanti alla stazione Centrale di Napoli. Quello che una volta era un luogo poco affidabile è diventata una piacevole passeggiata, per lasciarsi indietro un po’ prima il caos della città ed avviarsi ai binari. Siamo in anticipo di almeno tre quarti d’ora, abbiamo ancora negli occhi i colori di un piacevole weekend caprese, c’è ancora un tiepido sole primaverile e decidiamo di assaporarci il weekend ancora un po’ e fermarci a bere uno spritz. A Napoli è usanza ordinare e pagare poi al cameriere dopo aver consumato, prima di alzarsi per andar via. Un modo per poter permettere al cameriere di “guadagnarsi” la “dovuta” mancia. E così facciamo. Così fanno tutti. Napoletani in transito e turisti in partenza che affollano il bel bar con i tavolini all’aperto. Arriva un gruppo di cinque ragazzoni nordafricani, probabilmente marocchini o algerini, non so. Ridono e chiacchierano tra di loro a bassa voce, sedendosi intorno ad uno dei tavoli. Sono giovani, anche ben vestiti, forse anche un po’ intimiditi di sedersi in un posto così e non nel solito bar di periferia dove apparirebbero normali. Ordinano 5 caffè . Poca cosa. Nel frattempo si fanno selfie e ridono discreti. Un cameriere giovanissimo porta i caffè , li posa sul tavolo, con zucchero e bicchieri d’acqua d’ordinanza (non c’è caffè senza acqua a Napoli, da bere rigorosamente prima, per preparare il palato al gusto). I ragazzi ringraziano. Uno di loro prende la tazzina. Il cameriere però è sempre lì. I ragazzi nordafricani lo guardano. Lui arrossisce. Si volta indietro con lo sguardo verso il bar. Cerca gli occhi della cassiera all’interno. I ragazzi continuano a guardarlo, le tazzine sospese nelle mani. Come in uno slow motion. Il cameriere si schiarisce la voce con un colpo di tosse. Guarda ancora indietro per cercare gli occhi della cassiera che ora lo fissano e lo spingono. E lui si butta, tossisce ancora e si butta, dal quel trampolino dal quale evidentemente non avrebbe voluto buttarsi. Le parole escono piano ma sono chiare: “ragazzi, mi spiace, ma dovete pagare prima…”. Poi silenzio e gelo. Ancora uno sguardo indietro a cercare gli occhi algidi della cassiera, rimasta in piedi sul trampolino che si allontana. Ancora slow motion. I ragazzoni marocchini, dopo essere stati colpiti dagli improvvisi spruzzi del tuffo, si guardano tra loro ed intorno, aprono all’unisono i portafogli e ciascuno porge i soldi al cameriere, anche troppi, quasi a volersi giustificare per un errore che errore non è. Stop. Fine della scena. Manca solo il titolo. Ecco, penso ad una notizia sentita in radio qualche giorno fa. Il direttore di un supermercato di Milano, facente parte di una nota catena, qualche settimana fa ha fatto affiggere in ogni postazione di cassa una comunicazione interna di avviso rivolta alle cassiere. Si raccomandava di prestare particolare attenzione a “quei clienti napoletani” che acquistavano confezioni di vino intere, quelle da sei bottiglie, in particolar modo quelle di vino pregiato. Pare che qualcuno si fosse specializzato nel posizionare nel cartone una bottiglia di vino mediocre lasciando intatte le rimanenti cinque e porgendo proprio quella mediocre alla cassiera, in modo tale da pagare le bottiglie pregiate al prezzo della mediocre. Geniale pensata dalla quale tutelarsi. Ma ai tanti, molti napoletani onesti che vivono e lavorano a Milano, la generalizzazione non è piaciuta. E giù scandali e vibrate proteste, politiche e non, per quella gratuita discriminazione generata dal solerte direttore. Che forse è il fratello della cassiera del bar della Stazione Centrale di Napoli o solo un lontano parente. Fratelli d’Italia, insomma. Ah, dimenticavo, ecco il titolo: “Tranquilli gente, c’è sempre qualcuno più a sud di te”.
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
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