La notizia, per quanto bislacca, rischia di far sobbalzare i costruttori della politica creativa. Ne abbiamo fatto tante di cose curiose che passavano per invenzioni politiche, costrizioni di ogni genere, porcherie (e non solo il porcellum eh…) dimenticanze, cavilli, anatemi; non ci siamo fatti mancare niente. Molte cose le abbiamo fatte perché “ce lo chiedeva l’Europa” curiosa locuzione per far ingurgitare la pillola amara e qualche cetriolone a noi più sudditi che cittadini. E adesso? Guarda caso l’Europa ci chiede di ripensare alle province. In un documento del Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa si legge che l’Italia deve “rivedere la politica di progressiva riduzione e di abolizione delle province, ristabilendone le competenze, e dotandole delle risorse finanziarie per l’esercizio delle loro responsabilità”. L’Europa. Avete capito? L’Europa ci chiede di riabilitare le province e, chiaramente “ristabilire l’elezione diretta per gli organi di governo delle province e delle città metropolitane” e di “fissare un sistema di retribuzione ragionevole e adeguata dei loro amministratori”. Dunque, a quanto pare l’abolizione delle province non ce lo chiedeva l’Europa e, a ben vedere, oggi sono gusci vuoti che costano più di quando esistevano davvero e rappresentavano comunque l’elettorato. Ma vuoi vedere che la favola di “ce lo chiede l’Europa” non è sempre la chiave giusta per le nefandezze di casa nostra? Il risultato dello smantellamento delle province è ormai sotto gli occhi di tutti: gli sprechi ci sono sempre e i rappresentanti si scelgono con votazioni truccate tra i politici eletti nei vari comuni. Signori del “ce lo chiede l’Europa”, nulla da obiettare?
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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