Nel 1974 Achille Campanile pubblicò sotto il titolo “Gli asparagi e l’immortalità dell’anima” un’analisi comparata, divenuta fondamentale nella speculazione contemporanea, la quale potrebbe sintetizzarsi nell’affermazione che non esiste alcuna relazione tra gli asparagi e l’immortalità dell’anima. Allo stesso modo vorrei tentare un raffronto tra il film di Marco Risi “Natale a cinque stelle” e “Ovunque proteggimi” di Bonifacio Angius.A una prima riflessione direi che un punto di contatto sembrerebbe esistere. E cioè i numerosi cinefili italiani che scuotono la testa sentendo parlare del film di Risi e alcuni tra quelli sassaresi che la scuotono nello stesso modo a proposito del film di Angius. Ma è una comunanza apparente, poiché il primo non fa leva sull’intelligenza e la sensibilità dello spettatore ai temi della marginalità sociale, dell’estetica dei sentimenti, dell’importanza di un percorso narrativo perfetto, della buona recitazione, della minuziosa caratterizzazione anche dei personaggi non centrali, di una accurata sceneggiatura, di una regia che valorizza le singole capacità attoriali, della capacità di suscitare sentimenti; mentre il secondo fonda il suo successo proprio su questi argomenti. C’è quindi da pensare che alcuni cinefili sassaresi che scuotono il capo davanti al film di Angius siano in qualche misura mossi anche da un certo provincialismo, categoria che non riguarda solo Sassari ma tutte le culture appunto di provincia. C’era un mio amico che quando citavo per qualsiasi motivo qualche nostro concittadino illustre dava in escandescenze. Per esempio gli raccontavo-Sai, stamane ho intervistato Cossiga che mi ha detto…-E ca, Francesco Cossiga?-Sì, lui, l’ho intervistato per il giornale e mi ha detto che…– Cossiga? Ma si isthaziami affacu di casa!-Sì, lo so. Ma volevo dirti che a proposito del Governo lui sostiene che…-Cossiga! Ma si l’aggiu visthu la cheda passada umpari a Cocò dananzi al bar Torino!E non c’era niente da fare: il fatto che fossero stati da giovani vicini di casa e che la settimana precedente l’avesse incontrato in via Brigata Sassari insieme a un nostro comune amico detto Cocò, toglieva qualsiasi importanza e interesse alle dichiarazioni che poco prima l’importante uomo politico mi aveva reso.Un altro elemento di coincidenza potrebbe essere la curiosità con cui mi sono affrettato a vedere l’uno e l’altro film. Dopo avere assistito alla presentazione trionfale del film di Risi durate il programma di Fazio, dove tutti hanno giurato che non si trattava del “solito cinepanettone” ma di una svolta storica della nobilissima categoria della commedia italiana di Risi (Dino), Tognazzi (Ugo) e Gassman (Vittorio), ho cercato il film su Netflix e ho cominciato a guardarlo. Dopo otto minuti, fortemente annoiato, ho cambiato film. E badate che io sono di bocca buona. Ci vuole poco a farmi ridere.Anche per il film di Angius, con tutto il clamore che l’aveva preceduto, mi sono posto il problema di assistervi quanto prima. E sono andato al cinema. Ma la differenza rispetto a “Natale a cinque stelle” è che “Ovunque proteggimi” mi ha tenuto incollato allo schermo dalla prima inquadratura, superba e geniale nella sua semplicità, sino alla scena finale, con gli occhi del piccolo Antonio che dal finestrino della macchina guarda l’eroe disperato Alessandro che si fa picchiare e arrestare per regalargli uno scampolo di vita insieme a sua madre. E mi sono persino commosso -scusate la banalità – nonostante abbia un’età che nelle mie frequentazioni cinematografiche e nella vita reale mi ha permesso di mangiare pane di sette forni. Entrambi i film, infine, si propongono di andare “sul sociale”. E questo potrebbe dimostrare che c’è una relazione tra i due. Ma il primo va sul sociale quanto una barzelletta su Giovanna la Giavesa e Trapadè nel casino di via Esperson riesce a porre in maniera drammatica il problema delle case di tolleranza. “Ovunque proteggimi”, al contrario, parla davvero, e senza annoiare, della società e dei suoi margini, racconta senza condannare, ti strappa l’anima come la Ballade des pendus di François Villon: “Frères humains qui apres nous vivez/N’ayez les cuers contre nous endurciz,/Car, se pitié de nous pauvres avez,/Dieu en aura plus tost de vous merciz”.E siccome sto dicendo che secondo me “Ovunque proteggimi” è ottimo cinema e grande poesia, cito ancora, parafrasandolo, Achille Campanile: “Per concludere e terminarla con un’indagine che la mancanza di idonei risultati rende quanto mai penosa, dobbiamo dire che, da qualunque parte si esamini la questione, non c’è nulla in comune fra Natale a cinque stelle e Ovunque proteggimi”.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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