E trovo questo vecchio arnese di esperto politico che a momenti più che prima repubblica a occhio e croce ci esce alla monarchia. Tipo zombie, ti sembra che se l’isciucchitti un pochettino gliene cadono le braccia. Ha anche un certo odore di morto vivente, pure se non lo so com’è l’odore di morto vivente. Boh, dev’essere tipo l’odore di morto semplice. Quello qualche volta l’ho sentito. Per di più ci ha anche i peli lunghi dal naso e quindi mentre parla cerco di non guardarlo in faccia perché mi fanno proprio impressione e lui, si vede, se ne adonta perché pensa che lo faccio perché non me ne frega niente di quello che dice. Al contrario, il Cavaliere di Braghetta è un personaggio che dice cose di straordinario interesse. Lo chiamano così perché a trent’anni fu costretto a interrompere una carriera politica promettente a causa di un processo per bigamia. Aveva moglie e figli da una parte e una signorina bona come il pane dall’altra. A quest’ultima aveva dimenticato di dire che teneva famiglia e così quando lei gli disse io te ne sto dando da qualche tempo ma ora bisogna che regoliamo la posizione, lui le rispose di sì e durante una gita in Costa Azzurra si sposarono. All’estero. Fu la sua fortuna perché questo matrimonio risultò un po’ incasinato in quanto a documenti e burocrazie varie, non si sapeva bene se era valido, e, quando la moglie vera lo denunciò, in appello venne assolto con una sentenza le cui motivazioni gli davano però del porco fottuto. E siccome erano ancora tempi che se uno lo beccavano coddando la politica se la doveva dimenticare, lui se la dimenticò La politica di prima fila, però. Perché il partito non volle rinunciare alle sue straordinarie capacità di ingegnere delle correnti di consenso. Secondo me se gli dico di abbassarsi i pantaloni scopro che ci ha pure un naso nel culo oltre a quello al posto giusto. Ha un fiuto straordinario e il giorno prima del voto ti sa dire che cosa accadrà l’indomani. Sabato scorso mi ha preconizzato la marea 5 Stelle, i sardo leghisti e il pd moscio tutto con numeri incredibilmente vicini a quelli veri. Mi ha anche detto che Leu il 6 se lo sognava e che la metà era festa. Cioè, un vecchio più di là che di qua che guida come Nuvolari in una strada finita di costruire l’altro giorno. Figurati tu quanto era prezioso quando le strade e i sentieri della politica erano quelli di un mondo che era ancora il suo e che conosceva come sue mogli. Lo sfruttarono a lungo come stipendiato dal partito. Svolgeva incarichi di copertura, giusto per motivare lo stipendio, ma in realtà era un grande e ambito consigliori (non nel senso mafioso, sia inteso) di una bella fetta di classe politica. Intuiva dalla faccia chi saliva, chi stava al piano e chi si sarebbe fatto le scale in discesa strisciando col culo. Sa più retroscena lui della politica sarda dal Piano di Rinascita ai giorni nostri che i protagonisti diretti. Poi ora è in pensione e se ne fotte, parla a ruota libera. Gli dico -Ma alla fine perché abbiamo presidenti vari e re e cazzi di re ma qualcuno che ci tira fuori dai pasticci non c’è mai? Dice lui -Non è che bisogna essere scienziati per capirlo. Qui ci vogliono incentivi fiscali veri per le imprese locali di ogni tipo e per quelle che vengono da fuori, per incoraggiarle. E “veri” vuole dire non clientelismi e robetta così ma leggi importanti, durature, basate sulla rimozione dello svantaggio storico e geografico dell’insularità. Poi ci vuole la continuità territoriale per unire economicamente e culturalmente la Sardegna al resto del mondo. E i trasporti interni… Poi si blocca perché la mia faccia esprime -Stigazzi! E allora la fa corta -Queste cose significano soldi. Soldi che bisogna togliere da una parte per metterla dall’altra, cioè da noi. E per ottenerli, quando il potere centrale ti dice di non rompere le balle e ti incasina e ti castra nei labirinti della politica e ti offre altra roba in cambio, tu devi ribellarti. Tu non gli devi dire che vuoi un po’ di ghiande per accontentare i tuoi elettori, o che vuoi posti in parlamento o nel Gabinetto (nel senso di Governo), tu gli devi dire che l’Italia è monca della Sardegna e che così non possono andare avanti né l’Italia né la Sardegna. -Cioè c’è stato poco autonomismo, poco sardismo? -No, c’è stata poca capacità di fare i rappresentati di una regione italiana svantaggiata. -Questo è politichese, però. -Allora diciamo che c’è stata poca capacità di mettere i coglioni sul tavolo. -Capisco.
Nato nel 1951, ottobre (bilancia, ma come tutti quelli della bilancia non crede nell'oroscopo). Giornalista dal 1973. Scrive anche altra roba. Ma gratis, quindi non vale.
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