Il personaggio di oggi non è proprio un personaggio. Diciamo che il pezzo che sto scrivendo mancherà necessariamente il bersaglio passandogli solo vicino e rischiando di centrare qualcosa che bersaglio non dovrebbe essere. Provvisoriamente chiameremo il personaggio di oggi “Il caso Brizzi”. Fausto Brizzi è un regista italiano meno che cinquantenne, autore di film di successo. Nelle ultime settimane, come il produttore Weinstein, come Asia Argento, come Kevin Spacey, come decine di altre donne e uomini, è al centro di una bufera mediatica che sta portando quasi tutti noi a riflettere, almeno per un attimo, su molestie sessuali, violenza sessuale, potere, ricatto, e su cosa lega e cosa differenzia tra loro tutte queste cose. Il rischio è che, per concentrarsi troppo sui dettagli, si perda di vista l’insieme, cioè la bufera stessa: come nasce, perché nasce, di cosa si nutre. Sarebbe una gran cosa poter uscire da questa bufera sapendo di essere migliori (come persone e come società) di come eravamo prima di entrarci (grazie Murakami) Ma è un esito tutt’altro che scontato. Provo a isolare alcune domande: quand’è che un’avance diventa molestia, e quand’è che una molestia diventa violenza? Esiste un confine o è solo il modo in cui guardiamo alle cose a fare la differenza? Se il potere di ricatto è un ingrediente della molestia-violenza, quanto è pericoloso concentrarsi troppo sulla vittima, chiedendosi ad esempio”perché non ha parlato prima?”; quanto questa domanda rischia di tradursi in: “a questo punto era meglio che non parlasse”? Quanto invece sarebbe utile concentrarsi, prima di tutto, sul potere? Quanto l’indignazione è sfruttabile commercialmente per trasformare una riflessione collettiva in una moda redditizia per chi vende scandali? Da cosa può difendersi una persona (per lo più un uomo) che, dopo dieci anni da fatti difficili da ricostruire, si trova al centro di una folla per essere giudicato? Deve temere solo le sue azioni? deve difendersi solo dalle accuse per le sue azioni? O deve mettere in conto di diventare vittima a sua volta di qualche altra cosa? E quanto tutto il clamore ci può allontanare da un punto cruciale, come il diritto e le difficoltà di ogni donna a segnalare, parlare, denunciare? Ovviamente non lo so. Posso solo registrare la mia incomprensione e un certo bisogno di silenzio, per provare a capire e per lasciare che la magistratura lavori in pace, questo sì. Quando ci si trova dentro una folla, passare da vittima a carnefice e viceversa è un attimo, così come è un attimo passare da vittima a vittima sacrificale, peggiorando anzichè migliorare la propria posizione. Perchè per la folla i ruoli sono un mezzo, il vero fine è -siano questi ruoli legittimati dalla folla o no-la relazione semplice che lega una vittima e un carnefice: il sangue che scorre. Ecco, io credo che il personaggio di oggi sia la folla. Che, come tutte le cose troppo vicine, può essere estremamente difficile da scorgere.
Nacqui dopopranzo, un martedì. Dovevo chiamarmi Sonia (non c’erano ecografi) o Mirko. Mi chiamo Luca. Dubito che, fossi femmina, mi chiamerei Sonia. A otto anni è successo qualcosa. Quando racconto dico sempre: “quando avevo otto anni”, come se prima fossi in letargo. Sono cresciuto in riva a mare, campagna e zona urbana. Sono un rivista. Ho studiato un po’ Filosofia, un po’ Paesaggio, un po’ Nuvole. Ho letto qualche libro, scritto e fatto qualche cazzata. Ora sto su Sardegnablogger. Appunto.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design