Caro collega razzista che in sala ristoro dell’azienda dove lavoro, guardi il grande schermo sintonizzato su una rete di news che mostra le terribili immagini degli ultimi sbarchi nel mediterraneo, con centinaia di morti e situazioni raccapriccianti, mentre mangi un cornetto alla crema, e che tra un boccone e l’altro affermi che tu non sei mai stato razzista ma che ti ci hanno fatto diventare perché lo Stato dovrebbe pensare prima agli italiani e poi agli altri, e via con tutta una serie di luoghi comuni e sciocchezze di primordine, senza capo né coda, che dimostrano solo quanto tu non riesca neppure a documentarti con un minimo di onestà intelletuale… vorrei fare con te un giochetto, o dovrei meglio dire il giochetto di Matteo Salvini e Giorgia Meloni, annoverati dopo Machiavelli per due nobel della politica italiana: immagina che io sia un potentissimo mago e che condivida appieno le tue idee. Ciò mi spinge a realizzare la più straordinaria delle bonifiche umane mai fatte dalla storia che neppure un Adolf Hitler di turno sarebbe in grado di realizzare: ti faccio sparire in un batter d’occhio tutti gli extracomunitari presenti sul territorio italiano, ma proprio tutti, e non solo: ogni volta che un solo straniero proverà a mettere piede qui, sarà rimbalzato come una pallina di gomma. Bene! Tu esulteresti felice come una pasqua giacché, finalmente, qualcuno è riuscito a risolvere un “tuo” gravissimo problema. Salvini e la Meloni secondo me non la prenderebbero troppo bene: ora non avrebbero più niente da dire, il che potrebbe anche avere i suoi lati positivi. In ogni caso sarebbero costretti a trovare altri capri espiatori su cui puntare per le loro demagogiche campagne elettorali che mirano al lavaggio del cervello di quelli come te. Ma credimi, non è questo il punto e non voglio neppure soffermarmi sulle gravi conseguenze di un gesto taumaturgico come questo, ovvero il fatto che improvvisamente sparirebbero circa il 9% del PIL, una buona fetta di entrate in tasse che servono per le pensioni di tua madre e di tua suocera, marcirebbero interi raccolti di uva, pomodori, mele e quant’altro perché gli italiani sono tutti direttori marketing e concorrenti di talent-show e figurati se vanno a fare i contadini, i manovali, figurati se vanno a pulire i cessi, anche se dicono che gli extracomunitari ci rubano il lavoro. Infine, rimarrebbero fermi non so quanti cantieri edili, compresi quelli degli sfavillanti grattaceli lombardi. Ripeto, non è questo il punto e provo a spiegartela così. Guardarti attorno, caro collega razzista per induzione, e osserva attentamente la tua vita: arrivi la mattina e stai già bestemmiando contro i mezzi pubblici prima ancora di aver passato il cartellino, che cerchi di timbrare non più tardi delle 8:30 per scappare subito alle 17:30, non perché hai qualcosa d’interessante da fare ma perché il tuo lavoro ti fa schifo; ti siedi alla tua postazione e appena accendi il computer imprechi contro le mail che ti sono arrivate; imprechi contro i fornitori, con chi paga in ritardo, contro il tuo capo che definisci un imbecille, contro la tua azienda che ti da uno stipendio non all’altezza delle tue aspettative; discuti con il collega di partite e scarichi un po’ la tua frustrazione con dettagliate analisi su calciatori e allenatori, anche se ti lamenti della pay-tv a cui sei abbonato: fai commenti osceni sull’ultima stagista che però alla fine giudichi una troia solo perché non ti si fila neppure di striscio; vai a mangiare e ti lamenti in mensa per il cibo immangiabile, le porzioni troppo piccole e il prezzo troppo alto; se fa caldo ti lamenti per il caldo d’estate, se fa freddo ti lamenti per il freddo d’inverno; ti lamenti di tua moglie che ormai è diventata un cesso chimico, di tua suocera che ha troppi problemi di salute, di tua madre che chiama tre volte il giorno; non tolleri più i tuoi figli che hanno più di trent’anni e si fanno ancora mantenere tra una canna e l’altra; ti lamenti della macchina che hai acquistato perché è già la terza volta che si rompe, ti lamenti delle ferie che hai fatto perché non dormivi bene, ti lamenti dei vicini perché fanno chiasso fino alle due del mattino; se vai in posta, ti lamenti della fila allorché, come il classico italiano, cerchi di fare il furbo scavalcando gli altri grazie ad un amico che lavora lì; ti lamenti della multa, anche se andavi a novantacinque all’ora in una strada del centro dove il limite è cinquanta, e cerchi di fartela togliere da un altro amico che lavora in comune; ti lamenti del ticket ma siccome non ti fidi del medico della mutua vai da uno privato, così finisci per inveire contro quel fottutissimo ladro di primario per quello che ti fa pagare, però non gli chiedi manco la fattura… e potrei andare avanti così per ore e ore. Credimi, collega razzista per induzione: il problema non sono quei disgraziati che cercano un posto nel mondo, rischiando persino la morte. O gli operai neri che incontri ogni giorno in metropolitana. Se improvvisamente non ci fossero più, se annegassero tutti come molti dei tuoi colleghi razzisti per induzione sperano, tu faresti ugualmente una vita di merda, perché tu, noi e la nostra società siamo alla frutta con o senza sbarchi, e continueresti a lamentarti lo stesso perché un tempo abbassavi la testa e andavi a messa, adesso non fai più nemmeno quello e il vuoto che ti dilania è immenso. E siccome qualche politico vuole il tuo voto, ti ha convinto che il problema è rappresentato da loro. Quindi o ti suicidi, allorché il declino dell’Occidente è tutto in quest’ultimo tuo estremo urlo di dolore, oppure smetti di dire stronzate perché che il problema dell’immigrazione esiste lo sanno anche i gatti ma non è con le tue stupide osservazioni che lo risolviamo, e lasciami bere in pace il caffè, perché il razzismo, carissimo collega razzista per induzione, non è niente altro che questo: credere che l’altro, che si tratti di un nero, un omosessuale, un ebreo, un travestito o una puttana, sia la causa della nostra disperazione esistenziale. È così che alcuni esseri umani diventano di serie a e altri di serie z. Detto ciò, mentre prenderai il sole sul tuo lettino con un mojito in mano – e spero senza lamentarti, visto che sei un privilegiato a non doverti cercare un tozzo di pane –, rifletti su quanto sei stato fortunato a non nascere in un qualsiasi paese dell’Africa dove gli esseri umani sono merce e nient’altro. E quando torni, spero di vederti sorridere almeno una volta, cazzo! Con affetto Il tuo collega gay (contro cui inizieresti a puntare il dito, ne sono assolutamente convinto, se per caso gli immigrati veramente sparissero).
Paolo Pedote
In questa categoria sono riuniti una serie di autori che, pur non facendo parte della redazione di Sardegna blogger collaborano, inviandoci i loro pezzi, che trovate sia sotto questa voce che sotto le altre categorie. I contributi sono molti e tutti selezionati dalla redazione e gli autori sono tutti molto, ma molto bravi.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Cara Cora (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
Inserisci il tuo indirizzo e-mail per iscriverti a questo blog, e ricevere via e-mail le notifiche di nuovi post.
Indirizzo e-mail
Iscriviti
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design