Di fronte a concorrenti che postano sui social le sequenze di uno stupro o documentano con fieri selfies la salivazione alla sagra dela porchetta, io mi attenderei dalla comunicazione di Enrico Letta una sola qualità: l’autorevolezza.Invece, in questa gara al peggio, Letta ha deciso di lanciarsi furiosamente all’inseguimento dei rivali dividendo il mondo tra i buoni che mettono il guanciale nella carbonara e i cattivi che la involgariscono con la pancetta.Badate bene all’uso del verbo, non casuale: involgarire, ridurre a cosa del volgo.
A Letta o a chi ne cura la comunicazione andrebbe spiegato che questo tipo di messaggio va bene sulla bacheca di Salvini, perché da Salvini l’elettorato si aspetta report quotidiani sulla secrezione di succhi gastrici del capitano.Forse anche sulla bacheca della Meloni, purché vi sia una chiara connotazione patriottica e sovranista nella scelta dei cibi.
Invece no, sul Twitter di Enrico Letta quel messaggio non c’entra un fico secco, giusto per restare in tema alimentare.Vorrebbe essere bonario o ironico, ma finisce col dimostrarsi banale (quanto la ormai abusata contrapposizione sulla seada col miele o lo zucchero) e persino irresponsabile, perché in questa fase occorre concentrarsi su argomenti seri e non buttarla sulla carbonara.Chi studia la formazione infantile, spiega che i bambini acquisiscono piena consapevolezza di sé, della loro identità e del senso delle loro azioni tra i due e gli otto anni: se ne deduce che nel Pd questo processo sia ancora in atto.
Ma il tweet carbonaro rischia di essere un boomerang anche per altre sue possibili letture, che peraltro mi aspetto di leggere nei commenti degli editorialisti di destra.
Io sono un insegnante che vive con uno stipendio di poco più di 1500 euro al mese e vado a fare la spesa con una certa attenzione al prezzo degli alimenti sugli scaffali, spesso informandomi prima sulle offerte del giorno per risparmiare quanto possibile.
Sono andato a guardarmi i volantini di uno dei discount più popolari, l’Eurospin, e ho avuto conferma di quanto sapevo: il guanciale costa mediamente il doppio della pancetta.
Letta dirà che di fronte all’ortodossia gastronomica non si guarda agli spiccioli, ma forse Letta non sa che chi va a fare la spesa con i soldi contati gli spiccioli li guarda, eccome!E magari può decidere che, per non rinunciare alla improvvisa voglia di carbonara, ci si possa accontentare della più economica pancetta.
Tirate le somme, la contraerea nemica potrebbe aver gioco facile nell’indicare come classista e superficiale il tweet sul grande tema guanciale versus pancetta.
So bene che in giro c’è gente capace di asserire che i soli poveri ad aver diritto di esserlo sono quelli di fede cristiana, so bene che circolano messaggi ben più degni di indignazione di una scelta di campo a tavola, ma quell’elettorato quei contenuti li vuole sentire.E proprio per questo, nel campo opposto, occorre accortezza nel sapere cosa comunicare.
Mi chiedo: ma chi glieli suggerisce, a Letta, questi pensieri?
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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