Non conosco Incoronata Boccia da Abbasanta, nota Cora, da oggi vicedirettrice del Tg1.Non posso dunque permettermi di giudicarne la statura professionale, ma non ho dubbi sulle sue capacità di giornalista oggi unanimemente esaltate.
E quindi, da giornalista, Cora sa bene che gli operatori dell’informazione hanno il dovere di radiografare figure che assumono posizioni pubbliche così importanti, come quella che da oggi è toccata a lei.E dovrebbe saperlo anche il comitato di redazione di Rai Sardegna, che qualche mese fa ha preso le parti della collega oggetto di insinuazioni sulla sua vita privata.Per carità, il cdr Rai ha ragione.
Però un’informazione seria ha il dovere di porsi delle domande sulle dinamiche che hanno determinato nomine e promozioni nella televisione di Stato, il cui editore è il Parlamento.E quindi Incoronata Boccia non ha motivo di arrabbiarsi con chi ricorda, per puro dato di cronaca, che è la moglie di un collega giornalista della Rai, già politico di Alleanza nazionale e Forza Italia e oggi capo ufficio stampa del Presidente della Regione Sardegna Cristian Solinas.Un’informazione rigorosa si dovrebbe porre questa domanda: a parità di capacità e titoli, un’altra giornalista priva delle solide relazioni politiche di Incoronata avrebbe avuto le sue stesse chances di occupare un così prestigioso ruolo?
Inoltre, un’informazione libera ha il dovere di riportare il post Facebook con cui la neo vicedirettrice salutò la scomparsa di Silvio Berlusconi: “Hanno tentato in tutti i modi di ammazzarlo, ma la sua eredità di libertà politica, imprenditoriale, culturale, sopravviverà.Grande cordoglio”.Posso permettermi di dire che non è solo un umano messaggio di cordoglio ma anche un manifesto politico e una chiara scelta di campo?
Parlando di sé, Cora ha dichiarato al Corriere della Sera che «sono in Rai dal 2001. Essere bollata come “moglie di” dopo ventuno anni di professione giornalistica in Rai lo trovo umiliante non per me, ma per tutte le donne».Condivisibile. Però credo fossero più umilianti per le donne le barzellette su Rosy Bindi, la qualifica di “culona inchiavabile” appiccicata ad Angela Merkel e le promesse in caso di vittoria ai calciatori del Monza. Le battaglie sul sessismo sono sacrosante, purché siano coerenti ed eque.Io resto sempre dell’idea che un giornalista del servizio pubblico debba misurare i commenti e improntarli alla massima prudenza, specie su figure controverse sulle quali solo la storia potrà fornire qualche responso meno influenzato dalle attuali partigianerie.E resto sempre dell’idea che la Rai non debba essere un giornale di partito, anche se sappiamo bene come sia stata da sempre selvaggiamente lottizzata.Però mi sembra anche che l’antico pudore della lottizzazione, che puzzava di libertà limitata, oggi sia stato completamente rimosso e nessuno abbia più scrupoli nel mostrarsi tifoso.Infine, ho l’impressione che nessuno abbia voglia di cercare rogne discutendo di una nomina Rai.Però l’informazione non è quieto vivere.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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