Le parole dell’ex terrorista Barbara Balzerani sono come il gessetto sulla lavagna: stridono e fanno male. Molto male. In un contesto dove non il concetto di perdono si deve far strada ma, più propriamente, un pensiero laico di mediazione e giustizia riparativa, quella che è stata una dei capi storici delle BR poteva utilizzare parole e modi diversi. Proprio perché le parole, come ci ricorda il buon Apicella in “palumbella Rossa”, sono importanti. E pesano. La vittima, cara Balzerani, non è un mestiere, anche perché nessuno ha scelto di fare la vittima mentre la scelta di fare il carnefice è stata ben ponderata e soppesata, anche per le valenze politiche. Ho sempre lavorato per far incontrare questi due universi paralleli, ho lavorato e lavoro da sempre nel contesto della mediazione penale e sono convinto che sia la strada giusta per appianare certe colline, per eliminare certi spigoli. Sedendosi allo stesso tavolo occorre si abbiano dei punti di partenza che coinvolgano entrambi. Non è pensabile, nella maniera più assoluta, denigrare l’altro e non è pensabile partire dal presupposto che solo chi ha compiuto l’atto ha la verità in tasca. Perché la mediazione non serve a comprendere la verità, per quello ci sono le aule dei tribunali che stabiliscono, comunque, una verità processuale. L’incontro e il dialogo servono per analizzare il contesto e per restituire la giusta dignità soprattutto alle vittime. Se la Balzerani non ha capito questo non è pronta per il dialogo, ma solo per scrivere parole che stridono sulla lavagna della vita.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
Renatino e i misteri di Roma (di Giampaolo Cassitta)
Elio e le storie disattese (di Francesco Giorgioni)
The show must go on (di Cosimo Filigheddu)
Vincerà Mengoni. Però… (di Giampaolo Cassitta)
Ero Giorgia, e ricanto. (di Giampaolo Cassitta)
Piacere, Madame. (di Giampaolo Cassitta)
Se son fiori spariranno (di Giampaolo Cassitta)
Ma Sanremo è Sanremo? (di Giampaolo Cassitta)
Pacifisti e pacifinti (di Simone Floris)
Lo specchietto (di Salvatore Basile)
Da San Gavino a San Cristoforo, quando colonizzammo il Villaggio Verde. Ovvero il trasloco (di Sergio Carta)
Se riesco a buscare 5000 Lire ci vediamo allo Zoom, ovvero le pomeridiane in discoteca degli anni’80. (di Sergio Carta)
Papa Fazio (di Cosimo Filigheddu)
sardegnablogger ©2014 created by XabyArt - graphic & web design