Il reparto di medicina interna è quello strano posto degli ospedali dove c’è di tutto un po’.
Tipo un supermercato della medicina: pneumologia, cardiologia ed ematologia. Gastroenterologia e nefrologia. Si cura il sistema metabolico e c’è spazio per l’endocrinologia. Infettivologia, allergologia e reumatologia, anche loro ci stanno dentro. Tutto lo scibile medico circoscritto all’interno di una corsia, tutto insieme, appassionatamente al servizio dei “clienti”. Anche questi ultimi son tutti li, senza distinzione alcuna di patologia e/o di gravità. Dove c’è spazio si prende posto. E a volte si prende posto anche se lo spazio giusto non c’è.
La notte di San Silvestro all’interno del reparto non cambia nulla. Un giorno vale l’altro per le malattie. Forse cambia soltanto il numero del personale medico ed infiermeristico, che già normalmente è ridotto all’osso e che nella “notte dell’anno” si riduce a nulla, ma che nulla non è, anzi!
La crisi respiratoria del degente alla stanza 28 non si placa perché è festa e la vecchina della stanza affianco continua a lamentarsi a gran voce. In fondo al corridoio quel signore incontrato il giorno prima davanti alla macchinetta del caffè decide che non gli interessa salutare il Nuovo Anno e si congeda discretamente dal mondo senza dare troppo disturbo. Non la pensa così il ragazzo nella stanza di fronte che invece, porcaccia zozza, ė arrivato con un gran mal di pancia e vorrebbe uscire per festeggiare con quel programmino hot organizzato con tanta cura. Ma la macchina al quale l’hanno attaccato da quando è qua, inizia a suonare come un’ossessa, corrono tutti e fanno quello che possono, che devono, per assicurargli la possibilità di riuscire a realizzare i suoi piani, se non proprio nell’immediato, almeno nel prossimo futuro. Per il momento verrà trasferito in terapia intensiva e una volta li, oltre la medicina resta solo la preghiera.
Chi sta meglio, forse ingannato dall’albero di Natale con finti doni, pensa, crede e spera di potersi avvicinare alla normalità. Certo, nessuno pretende d’indossare quell’abito rosso, lungo e scollato sino all’indecenza sorseggiando un flûte di champagne, tirare tutti fuori dalle stanze ed improvvisare un trenino sulle note di Tico Tico.
Ma chi sta meglio, brama un sorriso, un augurio gradirebbe porgerlo e riceverlo. Si è soli, lontani dagli affetti e in certi frangenti chi c’è c’è e vale tanto! Un augurio al reparto medicina interna non cambia le sorti di nessuno, non fa male, potrebbe addirittura alleviare per un attimo le pene e scaldare il cuore.
Ma chi se ne fotte!
Giornalista, editorialista, opinionista, turista, altrimenti non si spiega come possa collaborare da sempre con gruppi editoriali, festival letterari, teatri, istituzioni. A tempo perso ha imparato a fare l’ufficio stampa, la blogger, l’insegnante, la PR, l’organizzatrice, il mestolo di una grande pignatta in cui sobbollono tendenze di comunicazione, arte, moda, politica e antipolitica. Questa scrive, forse bene ma non di tutto, ed entra a far parte della redazione di SARDEGNAblogger perché se la sa tirare.
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