Io ho visto con i vostri occhi quel colore di cielo e di mare. Quelle rocce antiche e silenti. Ho visto, con i vostri occhi, la voglia incontenibile di essere presenti, di dire “ci siamo”. Ho visto la forza dei vostri sguardi, dei vostri solidi silenzi. Non è più tempo per scrivere nuove favole, per raccontare altre verità. Ho visto le vostre mani e i pugni e i passi, lenti e decisi. Io ho visto la mia gente muoversi non per arrivare, sarebbe troppo facile, ma per partire. Perché questo ho visto: la possibilità che la folla, la gente, i sardi, possono cominciare a costruire il loro futuro. Io ho visto sindaci, politici, intellettuali, scrittori, ho visto anche chi provava a farsi pubblicità, con la voglia furbesca di “esserci”. Ho visto anche questo e ci sono abituato. Ma, come dice Pasolini “ci sono le ragioni oggettive per un impegno totale. Lo stato di emergenza coinvolge le masse: soprattutto le masse”. Ho visto, dunque che la gente è diventata massa e nutro la segreta speranza che quella stessa gente possa diventare popolo. Ho visto la voglia di essere protagonisti, di essere pronti a ridisegnare i propri orizzonti. Io, a Capo Frasca c’ero: con i vostri occhi. E ho capito che la cultura di una nazione è una marcia pacifica, dolce, pasticciata e confusa. E’ la voglia di accartocciare tutte le parole del mondo e gettarle tra la terra e il cielo. Grazie per esserci stati. Grazie perché mi avete dato l’opportunità di vedere tutte queste cose che hanno colorato la mia giornata. Ripartiamo da Capo Frasca.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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