Sono usciti i nomi dei possibili candidati alle politiche e io avrei qualcosa da suggerire. Però ce la devo mettere tutta, in questo post, per non scadere nell’antipolitica, per non dare appigli a quelli che “fanno tutti schifo, ma noi siamo il popolo e il potere ci temono”, per non offrire argomenti a quelli che vogliono fare la rivoluzione ma poi non battono uno scontrino dal 1987 o per il fisco non esistono, pur andando a fare la spesa con l’ultimo modello full optional dei suv Mercedes. La politica resta la cosa più alta che abbiamo, anche se gli interpreti non sempre sono adeguati. Cari candidati o aspiranti tali, io vi chiederei una pubblica confessione che consenta all’elettorato di sapere esattamente chi siete, al di là di come vi descriviate voi sui vostri profili social o di come vi raffigurino certi giornali compiacenti. Abbiate l’onestà di dichiarare di cosa vivete, dove vivete, se dovete qualcosa a qualcuno, qual è la vostra condizione patrimoniale e come l’avete ottenuta, che sia florida o pessima. Abbiamo bisogno della vostra sincerità, di tutto il vostro candore per restituire alla gente la fiducia nella politica e per non cadere in quell’antipolitica cialtrona di cui alle prime tre righe. L’elettorato è la vostra famiglia e voi sicuramente non avete reticenze con la gente di casa. Per restituire fiducia alla gente che crede nella politica onesta, s’intende, quella che oggi non va a votare determinando quelle altissime percentuali di astensionismo. Perché sappiamo tutti che esiste anche un’altra parte di elettorato cui dell’onestà, dei principi, della moralità non gliene può fregare di meno e, anzi, più i politici sono mascalzoni, più li ammira. Io vi chiedo di mettere a tacere le voci che circolano su di voi, senz’altro diffuse da invidiosi e detrattori. Me ne vengono in mente alcune. Una volta ho saputo di un prossimo candidato che ha avuto l’indennità di amministratore pubblico pignorata per debiti mai pagati e contratti in affari personali, come dire che i suoi “buffi” li hanno pagati i contribuenti. Se fosse vero, l’interessato dovrebbe avere il coraggio di raccontarci serenamente come sia nata e com’è finita quella storia. Un’altra volta ho saputo di un prossimo candidato che, pur vivendo ufficialmente in una casa popolare, pare sia titolare di attività commerciali sparse in giro per l’Italia. Un’altra volta ho saputo di un candidato che, in una precedente campagna elettorale, ha dimenticato di pagare tutti i fornitori, i ristoratori e gli stampatori di volantini e manifesti. Un’altra volta ho saputo di un futuro candidato andato in pensione a quarant’anni (per carità, la legge glielo ha permesso, ma vorrei solo sapere cosa ne pensi della sua condizione di pensionato maturata all’età in cui altri iniziano a lavorare). Io non sono Travaglio, io so che tutti sbagliamo e non bisogna condannare all’ergastolo chi ha sbagliato o ha tenuto condotte discutibili o ambigue, perché succede a tutti di commettere errori. L’errore si può espiare con la verità. Mi appello perciò alla vostra capacità di rendere pubblico tutto ciò che del vostro privato può interessare la comunità, nella misura in cui permette all’elettorato di valutare quale politico potreste essere, una volta seduto in Parlamento. Se qualcuno vi pone queste domande non abbiatevene a male e non prendetelo come un affronto personale, pensate piuttosto che le vostre risposte sono un contributo alla rifondazione della politica. Non pensate alle prossime elezioni ma alla prossima generazione, come predicava uno che la politica l’ha fatta prima di voi. Non deludetemi.
Nato nel 1971 ad Arzachena ed ivi smisuratamente ingrassato negli anni seguenti, figlio di camionista e casalinga. Titoli appesi alle pareti: laurea in Lettere moderne all'Università di Sassari, iscrizione all'albo dei giornalisti professionisti, guida nazionale di mountain bike, presidente della Asd Smeraldabike, direttore della testata Sardegnablogger. È stato redattore di tre diversi quotidiani sardi: dal primo è stato licenziato, gli altri due sono falliti. Nel novembre del 2014 è uscito il suo primo romanzo, "Cosa conta".
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