Il 24 settembre del 1958 sale sul palco una ragazzina di 18 anni. Guarda il pubblico e comincia a cantare. Tutti erano da quelle parti per ascoltare il beniamino di quei tempi “Natalino Otto” e quella ragazzina era una sconosciuta. Alla fine dell’esibizione il pubblico, entusiasta, le chiede il bis. E Natalino capisce che quella sera è nata una stella: “Farai molta strada” dice il famoso cantante e quella ragazza sorride, incassando gli auguri. Lei è Anna Maria Mazzini ma sarà conosciuta da tutti come “Mina”. Io, quel 24 settembre non c’ero, nel senso che non ero ancora nato ma Mina divenne quasi un’ospite fissa nel tinello di casa nostra: Studio Uno, Sabato sera, Senza rete; Canzonissima, Teatro 10 e Milleluci. Fu la prima cantante ad indossare una micro gonna, fu il sorriso e gli occhioni enormi e fu, in quegli anni, la voce da contrapporre ad Ornella Vanoni, Milva, Orietta Berti. Esclusa la Vanoni (che ho riabilitato negli ultimi anni) lei era oltre, lei è ancora oggi oltre. Da “tintarella di luna”, a “le mille blu”, da “la banda” a “vorrei che fosse amore”. E’ stata la fortuna di Fabrizio De André che grazie a Mina e alla canzone di Marinella che portò ad un incredibile successo Fabrizio non intraprese – per nostra grande fortuna – la carriera di avvocato. Mina è stata la musa di Lucio Battisti e l’alter ego di Adriano Celentano. Ascoltarla è sempre un piacere. Da “grande, grande, grande” a “parole, parole”, sino a “l’importante è finire” la sua voce è limpida, inarrivabile. Ad un certo punto è sparita dalla nostra vista, non è più apparsa da nessuna parte. E c’è rimasta la sua voce. Era la cantante preferita da mio nonno, uno che aveva combattuto la prima guerra mondiale. L’amava di amore vero, reale, quasi fisico. E’ bello sentirla cantare, è bello sentire “Ancora”, un piccolo capolavoro di musica e parole. Buona Mina a tutti.
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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