Provate a chiudere gli occhi e accompagnate con le mani il rumore della chitarra e delle parole che “gli angeli” di Vasco Rossi riescono a disegnare. Perché quando si vola non si può cadere più. Il luogo prescelto è, in realtà, un non luogo, dove non arrivano gli angeli con le lucciole e le cicale. Quel non luogo è un manicomio, cortile orribile di storie accartocciate e dimenticate. Un luogo dove la logica non esiste, dove si può cambiare idea, dove è facile sentirsi buttato via, un luogo dove si vive in bilico, dove non arrivano gli ordini per insegnarti la strada perché la strada non è segnata nel lastricato immenso della follia, intarsiata di colori e suoni, di giochi e lamenti, di piccole cose ormai dimenticate.Quell’urlo musicale (che ricorda Shine on you Crazy Diamond dei Pink Floyd per l’intensità) tra il basso, la chitarra e il baratro della vita ci consegna una storia dimenticata e da dimenticare: quella dei manicomi, quella di chi non ha mai avuto voce. E ci consegna, per fortuna, anche un grande uomo, medico, psichiatra, uno che decise di fare entrare nelle buie finestre schiere di angeli nei manicomi italiani, uno che mise al centro l’uomo e non la malattia: Franco Basaglia.Ecco, se raccontare la storia dei manicomi ha un sapore antico, sorpassato, quasi inutile lo dobbiamo a lui. Se nella lavagna della storia di questo paese è stato cancellato questo brutto tema, questo brutto fraseggio, questa brutta storia il merito è di Franco Basaglia.Gli angeli hanno recuperato lo spazio e sono diventati normali. Quasi normali, perché i matti mica sono matti per davvero. Come noi che ancora costruiamo mondi virtuali convinti di trovare la felicità e non sappiamo, come i matti, che sono le piccole cose a colorare la vita. Dobbiamo, in ogni caso, qualcosa anche a chi, con una bellissima canzone, ci ha portato a riflettere su questi “angeli”. Il piccolo grande Vasco Rossi compie oggi i suoi primi settant’anni. Che dire? Auguri!!!!
Nato a Oristano. padre gallurese, madre loguderse, ha vissuto ad Alghero, sposato a Castelsardo e vive a Cagliari. Praticamente un sardo DOC. Scrive romanzi, canta, legge, pittura, pasticcia e ascolta. Per colpa del suo mestiere scommette sugli ultimi (detenuti, soprattutto) e qualche volta ci azzecca. Continua a costruire grandi progetti che non si concretizzano perché quando arriva davanti al mare si ferma. Per osservarlo ed amarlo.
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